Da anni aumenta la processione di adolescenti e genitori ai servizi di consultazione psicologica. I ragazzi stanno male e nessuno capisce cosa stia succedendo. Ma è impossibile comprendere gli adolescenti se vengono ridotti alla dimensione di figli dei propri genitori. Gli adolescenti sono innanzitutto soggetti sociali, espressioni della scuola, delle amicizie, di Internet, del desiderio che avanza in un nuovo corpo. Il noto psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet sonda in questo volume il paradigma culturale della società odierna per rintracciare quegli aspetti che impediscono una crescita autentica e serena dell'adolescente. Ritiro scolastico e sociale, anoressia, depressione, abuso di sostanze, narcisismo: rifiutando la facile etichetta di "disturbi dello sviluppo", Charmet ci mostra le difficoltà quotidiane e la capacità di resilienza dei ragazzi di oggi.
Anna Ferruta propone di affacciarsi al mondo della psicoanalisi con una modalità inconsueta, intrecciando sequenze cliniche e descrizioni del funzionamento psichico per analizzare le più cruciali contraddizioni della vita emotiva. Incontriamo così le immersioni nel non conosciuto dell'inconscio, i conflitti che lacerano il mondo interno tra affermazione di Sé e Alterità necessaria, la solitudine essenziale e il bisogno di vivere in gruppo, la violenza inevitabile contestuale alla compassione, il male e la gioia di vivere, i continui slittamenti tra dolore del corpo e sofferenza della psiche, le straordinarie energie emotive che permettono di superare esperienze di sconforto. Ciò che unisce i differenti paesaggi psichici della teoria e della cura psicoanalitiche è l'esperienza dello stare in relazione, come condizione strutturale indispensabile per i viventi. Abbiamo bisogno di solitudine per essere creativi e di interazione con altri per crescere continuamente: tenere insieme Sé e Altro, non perdere l'altro e non perdere se stessi.
Come una visita medica, un film di fantascienza, un pomeriggio d'amore, questo è un viaggio nel corpo. Di tutti i libri sul tema, l'unico segnato da una virgola: "Corpo, umano". Virgola che impone una pausa, respiratoria e mentale, dentro la quale cercare il proprio, di corpo, oggi al centro di mille attenzioni, ma di nessuna cura: la medicina lo scompone in oggetti parziali, la vita online lo sottrae alle relazioni toccanti, la politica lo strumentalizza. Vittorio Lingiardi lo riporta con sensibilità al centro della scena e ci racconta gli organi che lo compongono - uno per uno, dal fegato al cervello, dagli occhi al cuore - con la voce della scienza e del mito, dell'arte e della letteratura. E riesce nell'impresa di restituircelo intero: «elettrico», direbbe Whitman, «vivente», direbbe Winnicott. Tutt'uno con la psiche. Autobiografico e psicoanalitico, medico e immaginifico, questo libro concepito in tre stanze - "il corpo ricordato", "il corpo dettagliato", "il corpo ritrovato" - ci accompagna in un viaggio avventuroso all'interno del corpo, celebrando la sua fisicità senza separarla dalla sua poetica. Il sangue e le cellule, i simboli e i ricordi. Con le spiegazioni della scienza, le immagini dell'arte, le parole della letteratura, Vittorio Lingiardi racconta la vita del corpo che è «il nostro io, ma anche il primo tu». Nella sua pratica clinica, nell'esercizio della cura, ne ha ascoltati molti, di corpi. La ricerca del contatto e dell'attaccamento, il tumulto dell'adolescenza, l'esperienza della malattia, il risveglio del desiderio, le metamorfosi del genere. Ma anche i sintomi e i silenzi: il taglio sulle braccia che attenua il dolore mentale; le ossa appuntite dell'anoressia; i muscoli gonfi della vigoressia; lo sguardo dismorfico che vede un difetto dove non c'è; il panico che simula l'infarto. Il nostro corpo ci segue e ci accompagna, sa consolarci, può essere nemico. È un laboratorio alchemico capace di apparizioni infinite: anatomico, fisiopatologico, sociale, politico, religioso, estetico, nudo, vestito, danzante, energico, stanco. "Corpo, umano" è un'evocazione, una ricostruzione idiosincratica e incantata. Dove pagina dopo pagina, organo dopo organo, affiora la consapevolezza che, anche quando rischia di svanire, l'unico modo per ritrovare il corpo è raccontarlo.
In questo libro Massimo Recalcati offre una sintesi del suo lavoro clinico nelle organizzazioni. Viene delineata una teoria inedita del soggetto collettivo, dei suoi fantasmi inconsci, dei suoi sintomi prevalenti e delle sue risorse. Le figure del vuoto centrale e del fuoco sono descritte come decisive per consentire a una organizzazione di attivare il suo potenziale generativo: il vuoto consente la circolazione plurale dei discorsi mantenendo acceso il fuoco del desiderio e, a sua volta, questo fuoco preserva il vuoto da ogni possibile otturazione mortifera. Si tratta di una circolarità virtuosa che ogni organizzazione che respira bene deve sapere attivare e preservare nel tempo. Se i populismi contemporanei hanno descritto le istituzioni come nemiche della vita, in questo libro esse ritrovano tutta la loro poetica: come durare nel tempo mantenendo vivo lo slancio "misterioso e commovente", come direbbe Pasolini, del loro inizio? Quando una organizzazione respira bene ed è generativa e quando invece si ammala disperdendo la sua potenza? Un ripensamento radicale del soggetto collettivo attraverso la luce della psicoanalisi.
Come sempre nei suoi lavori, Ogden richiede al lettore uno sforzo interpretativo, ed è il primo a farsene carico, confrontandosi con i grandi del pensiero psicoanalitico. Al centro del suo interesse c'è la critica, l'ermeneutica, la generazione di nuove modalità di comprensione analitica, il pensiero e il suo movimento nel tempo e nello spazio. L'atto interpretativo, fil rouge di questo volume e al contempo della pratica analitica tutta, ha tra i suoi obiettivi principali il recupero di ciò che è stato alienato, in un processo che permette di riconoscersi e comprendersi. Qui gli atti di interpretazione si concentrano sulle idee introdotte da Melanie Klein, Donald Winnicott, William Fairnbairn e Wilfred Bion. Con il pensiero di questi autori Ogden instaura una relazione feconda: ripensare le relazioni oggettuali, il concetto di fantasia, la posizione depressiva e quella schizo-paranoide, lo sviluppo dell'unità madre-bambino, permette di risalire a quella "matrice della mente" costituita dall'interazione dialettica tra i contenuti mentali e lo spazio psicologico personale e interpersonale in cui tali contenuti vengono vissuti. Il testo scritto deve necessariamente confrontarsi con la linearità ma, afferma l'autore, sarebbe bene che il lettore riformulasse mentalmente le relazioni tra le idee qui espresse per preservare la simultaneità tipica dei rapporti tra concetti: gli stati più primitivi coesistono con quelli più maturi, la posizione depressiva del bambino nella prima infanzia non esclude quella schizo-paranoide, il bebè è simultaneamente tutt'uno con la madre e un essere da lei separato. Per conferire significato all'esperienza sensoriale è necessaria un'operazione mentale complessa, e Ogden esplora gli sviluppi della capacità precipuamente umana di riflessione e autoconsapevolezza nel contesto delle relazioni interpersonali. Grazie a questo confronto il passato diventa storia, ovvero una creazione che riflette la memoria conscia e inconscia di ciascuno, e permette l'interpretazione di simboli, significati, idee e sentimenti, aprendo la strada a una maggiore libertà.
Il presente Trattato delle garanzie nelle comunicazioni si propone di dotare professionisti e studiosi di uno strumento sistematico che raccoglie tutta la disciplina rientrante nel perimetro operativo dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), quindi le sue molteplici competenze, analizzate alla luce delle rilevanti novità normative europee e nazionali e dei più recenti orientamenti giurisprudenziali e dottrinali. Nell'alveo di un profondo ripensamento degli equilibri istituzionali, l'AGCOM è chiamata a confermare la sua capacità di interpretare al meglio la posizione di terzietà e di autorevolezza tecnica, assicurando la corretta competizione degli operatori nei settori vigilati (dalle comunicazioni elettroniche all'audiovisivo, dall'editoria ai servizi postali, sino alle piattaforme on line), nonché a garantire alcuni diritti e libertà fondamentali (tra cui il pluralismo all'accesso, la tutela dei minori e dei consumatori). Inoltre l'Autorità deve fronteggiare la sfida dell'innovazione, per tenere il passo dell'evoluzione tecnologica e del tecnicismo dei settori vigilati. Il Trattato offre un quadro completo del contesto normativo e regolamentare di riferimento, che ha subito di recente notevoli mutamenti, tra cui il recepimento del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, quindi, della nuova direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (attraverso il nuovo TUSMA) e della direttiva Copyright, il varo del Digital Services Package, comprendente i nuovi regolamenti europei destinati a regolare i servizi e i mercati digitali, ovvero il Digital Services Act (DSA, Reg. UE 2022/2065), il Digital Markets Act (DMA, Reg. UE 2022/1925), nonché del Data Governance Act (DGA, Regolamento (UE) 2022/868). In tale ottica, l'Opera si articola in tredici parti: Parte I, di carattere generale sulle comunicazioni nell'ordinamento europeo e nazionale; Parte II, dedicata all'analisi delle funzioni AGCOM in relazione ai mercati, tra cui quello delle comunicazioni elettroniche, nonché i mercati media; Parte III, sulle questioni connesse alle reti; Parti IV e V, che si concentrano sui servizi media e servizi postali; Parte VI, sul data valuation e della regolazione dei settori digitali; Parte VII, focalizzata sugli strumenti a tutela dei consumatori; Parte VIII relativa al diritto d'autore; Parte IX, sui profili concernenti il sindacato giurisdizionale; Parte X, dedicata alla disciplina del golden power; Parte XI, incentrata sulla privacy, in particolare sul Reg. UE E-Privacy; Parti XII e XIII sugli oneri al funzionamento di AGCOM e Registro unico degli operatori di comunicazione. Completa l'opera un Indice analitico dettagliato, al fine di orientarsi e rintracciare agevolmente l'argomento di specifico interesse all'interno di una trama così complessa.
L'opera raccoglie le massime relative ad ogni articolo del Codice Civile e per tale motivo è ammessa in sede di esame di abilitazione alle professioni forensi. Le suddette pronunce sono selezionate e ordinate con una tale cura da diventare un vero e proprio commento ragionato, in pieno e consueto stile 'Breviaria Iuris". I commenti sono suddivisi in 'paragrafi' (elencati nel sommario inserito subito dopo il testo normativo) che danno immediata raffigurazione degli orientamenti giurisprudenziali attraverso l'individuazione dei "temi" più importanti e specifici che sono poi sviluppati nel commento a seguire (su doppia colonna). Ognuno di questi "temi" è composto da più unità di commento, visibili con un pallino nero numerato. La singola unità di commento è formata da una o anche più massime, sempre indicate con gli estremi di anno e numero (es. 05/12345), che grazie alla precisione e cura con cui sono ordinate aiutano il candidato nel ragionamento. All'interno di tali commenti è fatto uso di segni grafici assai importanti per velocizzare la ricerca e la comprensione: l'indicazione dei contrasti, delle pronunce delle Sezioni Unite, nonché, per un'agevolata lettura delle decisioni che conduca ad un rapido esame del loro contenuto, si è fatto ricorso ai consueti accorgimenti espressivi, i c.d. neretti orientativi, messi con attenzione sulle parole-chiave in modo tale da riproporre un periodo di senso compiuto. In tutto il commento al Codice Civile è contenuta un'accurata selezione della giurisprudenza, provvedendo alla sostituzione della 'vecchia' con quella più recente. Gli autori hanno tenuto conto di tutte le novità normative che hanno modificato gli articoli del Codice Civile. In tali casi, laddove siano intervenute modifiche legislative, sarà presente il primissimo paragrafo di commento intitolato "Modifiche legislative" che darà conto delle nuove disposizioni entrate in vigore.
L'idea di dare vita a un trattato di diritto costituzionale muove dalla considerazione di un vuoto significativo nel panorama editoriale italiano, passato e presente, dato dalla mancanza di una trattazione della nostra comune disciplina, che sia, ad un tempo, sistematica, scientificamente rigorosa e destinata ad un ampio pubblico di lettori (...)
La speciale disciplina del procedimento davanti al giudice di pace - contenuta nel Titolo II del Libro I del codice ed oggetto di questo volume del Commentario - delinea un rito fortemente ispirato ai principi di oralità e concentrazione, e soprattutto molto semplificato rispetto a quello che regola il processo ordinario di cognizione che si svolge dinanzi al tribunale. Come affermato dalla Corte costituzionale, il procedimento davanti al giudice di pace è anzi connotato dalla «massima semplificazione delle forme», e per esso il legislatore ha dettato una disciplina del tutto peculiare, in ragione della «diversità ontologica» di tale rito rispetto a quello ordinario. Detta semplificazione risponde in primo luogo alle esigenze proprie dell'amministrazione della c.d. «giustizia minore», tradizionalmente affidata al giudice onorario. Basti pensare al contenuto semplificato dell'atto introduttivo, alla possibilità di proporre la domanda anche verbalmente, o alla libertà di forme prevista per la costituzione in giudizio: sono questi esempi di disposizioni ereditate dal giudice conciliatore, volte a rendere effettiva la facoltà per le parti di stare in giudizio senza il patrocinio di un difensore. In realtà, l'ambito delle competenze civili attribuite al giudice di pace supera di gran lunga i confini della giustizia minore; non per questo, però, può trascurarsi l'importanza di una normativa processuale adeguata alle controversie di modesta entità: tale cioè da assicurare anche agli small claims un'effettiva possibilità di accesso alla giurisdizione, senza che possa in contrario invocarsi l'alibi rappresentato dalle procedure di ADR. Prendendo le mosse da queste considerazioni, il volume analizza tutte le fasi del giudizio davanti al giudice di pace, affrontando i numerosi problemi applicativi originati da una disciplina assai scarna e spesso bisognosa di essere integrata attraverso le norme del processo ordinario. Particolare attenzione è inoltre rivolta al più generale quadro evolutivo della materia, ovvero alle novità introdotte sia dalla riforma della magistratura onoraria, sia dalla recente legge delega 206/2021, di riforma del processo civile.
"La piccola conformista" è un romanzo quasi completamente affidato alla voce di un personaggio. Basta sfogliare qualche pagina, leggere le prime righe, ed eccola lì l'eroina della storia, Esther Dahan. Comica, senza freni inibitori, tagliente, forse indimenticabile. Esther è una bambina intimamente conservatrice, si autodefinisce «di destra» e si è trovata a crescere in una famiglia di sinistra negli anni Settanta a Marsiglia. Da irriducibile reazionaria sogna l'ordine, il rispetto delle regole, i «vestitini blu» delle brave ragazze cattoliche, desidera una vita inquadrata dalla normalità. In casa sua, a parte lei, tutti sono eccentrici, girano nudi, si lanciano piatti quando litigano, rifuggono regole e comportamenti conformisti, perbenisti, benpensanti. La madre, atea, anticapitalista e sessantottina, lavora come segretaria al municipio. Il padre è un ebreo francese nato in Algeria, ed esorcizza l'ansia di un prossimo olocausto stilando liste maniacali di compiti da svolgere. Si aggiungono poi un fratello minore iperattivo e i nonni paterni, che vivono nel ricordo nostalgico del glorioso passato nell'Algeria francese e trascorrono le giornate giocando alla roulette con i ceci, che serviranno poi a cucinare il cuscus domenicale. L'esistenza di Esther subisce una svolta quando i genitori, imprigionati nelle loro contraddizioni, decidono inspiegabilmente di mandarla in pasto al nemico, ossia in una scuola cattolica nel quartiere più borghese di tutta Marsiglia. Esther trova forse il suo paradiso personale, osserva e riflette sullo stile di vita dei genitori, dei nonni, delle compagne così diverse da lei, fin quando un segreto custodito a lungo metterà tutto in discussione. La comicità può raccontare anche gli aspetti più oscuri degli individui, l'ironia e la lucidità possono sondare il mistero della felicità e del dolore. In questo romanzo il desiderio di voler essere come tutti gli altri fa esplodere ogni logica parentale e ogni lessico familiare, e la quotidiana follia e normalità di una famiglia diventano lo strumento di un'appassionata ricerca di vita e di verità, con un sorriso a rischiarare il buio.
Oltre al suo lavoro di poliziotto, l'agente capo James O'Connor non ha molto altro da perdere: sua moglie è morta e lui ha dovuto lasciare Dublino per fuggire dal dolore e dalla dipendenza dall'alcol. Ora è un irlandese al servizio degli inglesi, e questo significa convivere con il disprezzo dei colleghi e la tirannia dei superiori. E significa anche indagare tra i suoi connazionali. O'Connor può infatti contare su una rete di informatori fidati all'interno della Fratellanza feniana, la società segreta determinata a rovesciare il dominio britannico. Dopo l'impiccagione di tre feniani accusati di aver ucciso un poliziotto, in città la tensione tra inglesi e irlandesi sale ogni giorno di più. E la situazione precipita con l'arrivo di Stephen Doyle, uno spietato ex soldato appena sbarcato da New York. Doyle è partito dall'Irlanda tanti anni prima, ma le è sempre rimasto fedele ed è disposto a tutto per difendere la causa feniana. Anche a uccidere. A fare per primo le spese della sua sete di violenza è Thomas Flanagan, un giovane informatore. Il ragazzo viene brutalmente giustiziato e la caccia a Doyle diventa una questione privata per il detective. Quando poi Michael Sullivan, il suo nipote ventenne appena arrivato dagli Stati Uniti, viene reclutato dalla polizia per infiltrarsi nella Fratellanza, il destino di O'Connor si stringe a quello di Doyle in un inestricabile nodo di vendetta e morte...
Il passato del detective Dane Kirby è popolato di fantasmi: ha perso moglie e figlia in un incidente che non riesce a perdonarsi, e a distanza di anni fatica a rimettersi in sesto. Quando l'Fbi inizia a indagare sulla morte di Arnie Blackwell, un criminale con il vizio del gioco brutalmente assassinato in Florida, Dane viene chiamato ad affiancare l'agente Roselita Velasquez, che non sembra gradire l'intrusione del nuovo collega. Eppure Dane è l'uomo chiave per il caso: tutti gli indizi portano a un grande combattimento di galli organizzato a Hard Cash Valley, in Georgia del Nord, e solo lui, con l'aiuto degli amici di sempre, sa aggirare le tacite norme che regolano i territori di Bull Mountain. Quando al delitto si aggiunge la scomparsa di William, il fratellino di Arnie, affetto dalla sindrome di Asperger, Dane e Roselita iniziano un'impietosa caccia all'uomo, tra agenti corrotti e killer senza scrupoli. Dopo "Bull Mountain" e "Come leoni", Brian Panowich torna con un romanzo costruito come un'incalzante corsa contro il tempo; e ci consegna un nuovo protagonista, disposto ad affrontare i suoi demoni in nome dell'amore e di una giustizia non dettata dalle leggi, ma da un più potente ideale di umanità e fiducia.
Giulia Ricci è una donna in carriera, una carriera che sta per finire. Messa all'angolo da un capo ottuso, decide finalmente di mollare tutto e andare contro quella corrente che giorno dopo giorno sembra trascinarla sempre più lontano da quel che davvero sente dentro di sé. Inaspettata, la vacanza in barca in una piccola isola del Tirreno le offre un'occasione per ricominciare, lasciandosi affascinare da quel piccolo angolo di paradiso per coltivare la passione per il mare e la subacquea. Finché, durante un'immersione, il ritrovamento casuale di un misterioso relitto non minaccerà di sconvolgere il suo nuovo fragile equilibrio, catapultandola d'improvviso in una caccia al tesoro senza fiato, nella quale dovrà fare i conti con uomini disposti a tutto e interessi molto più grandi di lei. E Giulia, affiancata da un'indimenticabile squadra di amici, nel desiderio di trovare finalmente la propria onda non potrà che accettare la sfida, provando a risolvere quell'enigma di secoli fa, sepolto forse per sempre sott'acqua.
Huckleberry Finn è diventato grande; ha abbandonato da tempo la vita civile vissuta da ragazzo e insieme a Tom Sawyer si è avventurato nel Far West, dove le regole non esistono. Insieme, cavalcano sulle rotte del Pony Express, mentre attorno a loro divampa la Guerra di secessione. Ma ben presto Tom capisce di non voler fuggire dalla civiltà: sposa la sua antica fidanzata Becky Thatcher e torna a Est per inseguire potere e successo. Huck rimane solo: doma cavalli selvaggi, guida carovane di fanatici religiosi, diventa amico dell'indiano Eeteh che gli racconta le storie dei Grandi Spiriti. Sotto i suoi occhi, l'America moderna nasce e si impone con la violenza e con l'inganno, pagando il progresso con il sangue dei nativi e dei neri, non più schiavi ma non ancora liberi. Robert Coover si confronta con una figura chiave della letteratura mondiale: Huck è disincantato ma ancora innocente, affronta la vita senza pregiudizi e senza filtri. Al contrario di Tom, che conosce il potere e ne ha imparato ogni astuzia, vede la verità oltre le parole e porta alla luce le profonde contraddizioni del sogno americano. Denso di poesia, esilarante e a tratti crudele, "Huck Finn nel West" è un romanzo d'avventura e insieme la storia stessa dell'America contemporanea; e parla a quella parte di noi che si nutre di miti, che li inventa continuamente, e attraverso la narrazione riscopre e plasma la propria vita.
Nata su una barca, con la particolarità di avere sei dita per zampa, separata molto presto dal resto della cucciolata, questa piccola gatta è un dono del capitano Stanley al suo buon amico Ernest. Lui, da quel giorno, dalla sua piccola Biancaneve - l'ormai celebre Snow White - non si separa quasi mai, la porta persino a pesca. E lei è l'unica ad avere il privilegio di entrare nel suo studio mentre lavora alla macchina da scrivere. Vorrebbe addirittura portarla con sé nei suoi viaggi, ma la gatta preferisce aspettarne il ritorno e intanto andare al porto a cercare il resto della famiglia di cui sente la mancanza. Dopo mesi, al ritorno dal suo lungo giro per il mondo, c'è una vera sorpresa per Biancaneve... Una storia così bella da meritare di essere vera. Età di lettura: da 6 anni.
Il piccolo Luigi è nato in Calabria, terzo figlio di una famiglia di poverissimi pescatori. La pancia spesso vuota, ma il cuore pieno di amore per i fratelli e i genitori, Gigino ha sempre saputo di essere il terzo dito della mano, quello più lungo, che deve sostenere tutti gli altri. Per questo a soli sedici anni lascia l'Italia per lavorare. Non è un'esistenza facile quella dell'emigrato, ma un giorno Gigino incontra una donna che riconosce in lui grandi potenzialità, una donna che cambierà la sua vita per sempre e che farà di lui il suo assistente di laboratorio. Quella piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa è Rita Levi Montalcini, una grandissima scienziata che nel 1986, dopo una luminosa carriera universitaria e di ricerca tra gli Stati Uniti e l'Italia, ha vinto il Nobel per la Medicina. La sua è stata una vita straordinaria, e Gigino la racconta dal punto di vista privilegiato di chi l'ha potuta seguire dà vicino, lavorando al fianco della studiosa e accompagnandola attraverso le incredibili scoperte che hanno rivoluzionato il mondo della ricerca scientifica. Ispirandosi a una storia vera, Luigi Garlando dà vita a un romanzo sull'impegno e la forza di volontà che, con la sua delicatezza e poesia, riesce a toccare il cuore di ciascuno di noi. Età di lettura: da 10 anni.
Il piccolo Ulf si perde sempre. Per questo suo padre gli ha proibito di andare a vedere la Grande gara in bicicletta che attraversa la città. Ma una volta rimasto solo a casa, Ulf sfoglia i fumetti dei supereroi e si accorge di avere anche lui una tuta stretta come la loro: il suo pigiama rosso! Basta indossarlo e infilare il caschetto da hockey, ed ecco Super Ulf, il bambino portentoso, capace di sfrecciare in cielo in sella alla sua bici e di vincere ogni sfida. In poche pedalate Super Ulf varca il cancello e si ritrova proprio tra i ciclisti in corsa, allontanandosi sempre più da casa. Riusciranno i suoi superpoteri a evitargli di perdersi come sempre? In una nuova divertente avventura, il piccolo Ulf ricorre a tutta la sua fantasia per scendere a compromessi con il più difficile dei compiti: ubbidire a mamma e papà. Età di lettura: da 7 anni.
C'è una strada un po' inesperta che non sa dove andare. Si piega in grosse curve, salta su ponti alti, si fa stretta e poi si allarga per non disturbare nessuno. Ma poi tutti cominciano a chiederle di andare di qua e di là, di su e di giù e la strada è stremata! Sta per fermarsi, quando incontra un bambino che è proprio come lei. La strada e il piccolo non conoscono ancora la loro direzione, ma adesso possono cercarla insieme. Età di lettura: da 4 anni.
Nel raccontare qui per la prima volta la storia della sua vita, ripercorsa attraverso gli eventi che hanno segnato l'umanità negli ultimi ottant'anni, Papa Francesco condivide le origini di quelle idee che in molti considerano audaci e che contraddistinguono il suo pontificato: dalle coraggiose dichiarazioni contro la povertà e la distruzione ambientale, alle dirette esortazioni ai leader mondiali affinché traccino una rotta diversa su temi come il dialogo tra i popoli, la corsa agli armamenti, la lotta alle diseguaglianze. Dallo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939 - quando il futuro Pontefice aveva quasi tre anni - fino ai giorni nostri, Jorge Mario Bergoglio prende per mano le lettrici e i lettori accompagnandoli con i suoi ricordi lungo un viaggio straordinario attraverso i decenni. La voce del Papa, con le sue personalissime memorie, si alterna a quella di un narratore che in ogni capitolo ricostruisce lo scenario storico in cui si inseriscono. Nelle parole del Pontefice: «Life vede la luce perché, soprattutto i più giovani, possano ascoltare la voce di un anziano e riflettere su ciò che ha vissuto il nostro pianeta, per non ripetere più gli errori del passato. Pensiamo, ad esempio, alle guerre che hanno flagellato e che flagellano il mondo. Pensiamo ai genocidi, alle persecuzioni, all'odio tra fratelli e sorelle di diverse religioni! Quanto dolore! Giunti a una certa età è importante, anche per noi stessi, riaprire il libro dei ricordi e fare memoria: per imparare guardando indietro nel tempo, per ritrovare le cose non buone, quelle tossiche che abbiamo vissuto insieme ai peccati commessi, ma anche per rivivere tutto ciò che di buono Dio ci ha mandato. È un esercizio di discernimento che dovremmo fare tutti quanti, prima che sia troppo tardi!»
Papa Francesco, nell'annunciare il Giubileo del 2025, ha deciso di dedicare l'anno preparatorio al tema della preghiera. Quanto per lui sia importante questo è continuamente segnalato dalla frase con cui saluta, dopo ogni incontro coi fedeli: Ricordatevi di pregare per me. Questo refrain, che dà anche il titolo a questo libro, non è solo un tema di circostanza, ma descrive bene dove la fede di papa Bergoglio è centrata: in Dio. Il presente volume si propone come uno strumento offerto a ciascuno per rispondere all'invito del Papa attraverso le sue stesse parole. Il libro è arricchito dalla prefazione del nipote di papa Francesco, José Narvaja (pure gesuita), che aggiunge un tratto intimo alle pagine.
Quanto c'è di vero a proposito della convivenza apparentemente «tesa» tra i due Papi di cui tanto si è parlato negli ultimi anni? Dove finisce la realtà e dove comincia il mito nella ricostruzione di una vicenda storica senza precedenti, che ha suscitato e continua a suscitare giudizi contrastanti? Per chiarire che cosa è avvenuto dietro le mura vaticane in un decennio decisivo per il futuro della Chiesa cattolica, sostiene Javier Martínez-Brocal, non si è tenuto conto del punto di vista di un personaggio principale, l'unico in grado di fare luce sul tema dall'interno: papa Francesco. Intenzionato a consegnare al lettore la versione di Bergoglio, il vaticanista di lungo corso lo ha incontrato varie volte tra l'estate del 2023 e l'inizio del 2024, e insieme hanno ripercorso le tappe fondamentali dei due pontificati, tra cui la rinuncia di Benedetto, i momenti più intimi e dolorosi, le cerimonie più significative. Bergoglio non si sottrae, al contrario incoraggia gli interrogativi del giornalista, che sempre lo incalza attingendo al confronto tra la biografia di Benedetto e quella di Francesco, a quanto avevano detto l'uno dell'altro prima e dopo essere divenuti successori di Pietro, a cronache e interviste, alla ricerca dei punti di contatto e delle differenze. Il risultato è un dialogo vivace e mai scontato che, al riparo dalle semplificazioni e dal sensazionalismo dei titoli della stampa, permette al Papa di aprirsi e raccontare per la prima volta la verità sul suo rapporto con Benedetto XVI. Ricca di rivelazioni e di riflessioni, questa straordinaria testimonianza in presa diretta è profondamente toccante per le esperienze umane e spirituali su cui getta nuova luce.
"Sulle tracce di Cristo" è un documento in presa diretta del pellegrinaggio guidato nel settembre 1986 da don Luigi Giussani nel suo primo e unico viaggio nella terra di Gesù. Appunti di viaggio e di cronaca la cui attualità resta intatta mediante la lezione che Giussani ha dato ai suoi compagni, ponendosi, come sempre nella sua predicazione, da uomo davanti all'annuncio di Cristo. Durante il viaggio don Giussani ascolta e commenta il Vangelo, affronta l'indomita originalità dell'ebraismo, riporta l'attenzione sull'evento unico del cristianesimo come fatto accaduto in un determinato luogo e in un certo periodo storico e trasporta il senso di quell'evento nella contemporaneità mostrando lo spazio che deve e può avere nel tempo presente. In questa nuova edizione - arricchita di una nuova prefazione del cardinale Pierbattista Pizzaballa, dal 2020 patriarca di Gerusalemme dei Latini - le meditazioni e conversazioni con don Luigi Giussani assumono il valore di preziose testimonianze per l'oggi, uno strumento unico per risalire al cuore della fede e del cristianesimo.
Kathy scrive. Kathy prende il sole a bordo piscina in un resort della Toscana, si ubriaca di porto, frequenta le mostre più in voga di Londra. Kathy sta per sposarsi. Sta legando per sempre la sua felicità a quella di un'altra persona e questo la spaventa. Anzi, Kathy è nel panico, scrolla le notizie sul telefono e legge, legge di un mondo che sta cadendo a pezzi. Cosa deve fare con tutte queste informazioni orrende, con tutto questo odio, questa violenza che la attraversa e la lascia senza fiato, insonne, intorpidita e impotente? Vale la pena di iniziare ad amare sul serio, se la fine del mondo è dietro l'angolo? "Crudo", il primo romanzo di Olivia Laing, è una brillante esplorazione dei mali del nostro tempo: rassegnazione, paura, scetticismo non risparmiano la protagonista, una versione contemporanea della scrittrice Kathy Acker. Ma c'è una cura. Non fermiamoci, anche se l'abisso si spalanca sotto di noi, continuiamo a scrivere, ad amare, a addentare gli attimi di felicità. Saliamo su quell'aereo, tuffiamoci in quella piscina. Viviamo, Kathy, come se il futuro non esistesse, perché è così che il futuro si materializza di fronte a noi.
«Il mare stava arretrando. Anziché sommergere la costa, onde alte come falesie si ritraevano impetuose verso il largo. Un deserto di basalto si estendeva fino all'orizzonte. Coni vulcanici scintillanti di nero affioravano dall'acqua, simili a immensi tumuli. Decine di migliaia di pesci che non erano stati risucchiati dalla marea si dibattevano sul fondale asciutto in un luccichio di squame. Su quella distesa di roccia nera giacevano sparpagliati scheletri bianchi che sembravano di squali o balene, relitti di navi, barre di ferro lucenti, tavole di legno avvolte in vele a brandelli. Il mare era scomparso alla vista. Non è più un'isola, pensavo contemplando l'orizzonte ». Un vasto cimitero sul mare. Migliaia di tronchi d'albero, neri e spogli come lapidi, su cui si posa una neve rada. E intanto la marea che sale, minacciando di inghiottire le tombe e spazzare via le ossa. Da anni questo sogno perseguita la protagonista Gyeongha che, dopo una serie di dolorose separazioni, si è rinchiusa in un volontario isolamento. Sarà il messaggio inatteso di un'amica a strapparla alla sua vita solitaria e alle immagini di quell'incubo: quando Inseon, bloccata in un letto di ospedale, la prega di recarsi sull'isola di Jeju per dare da bere al suo pappagallino che rischia di morire, Gyeong-ha si affretta a prendere il primo aereo per andare a salvarlo. A Jeju, però, la accoglie una terribile tempesta di neve e poi un sentiero nell'oscurità dove si perde, cade e si ferisce. È l'inizio di una discesa agli inferi, nel baratro di uno dei più atroci massacri che la Corea abbia conosciuto: trentamila civili uccisi, e molti altri imprigionati e torturati, tra la fine del 1948 e l'inizio del 1949. Una ferita mai sanata che continua a tormentare le due amiche, proprio come aveva tormentato la madre di In-seon, vittima diretta di quel crimine. Tre donne, unite dal filo invisibile della memoria, che con determinazione si rifiutano di dimenticare, di dire addio e troncare il legame con chi non c'è più. Con la sua scrittura al contempo lirica e implacabilmente precisa, fatta di « istanti congelati in volo che brillano come cristalli », Han Kang riesce a raccontare questa pagina buia della storia, non solo coreana, consegnando al lettore un romanzo doloroso, lucido e poetico - dove la frontiera tra sogno e realtà, tra visibile e invisibile sfuma fin quasi a svanire. Un romanzo che lei stessa ha definito « una candela accesa negli abissi dell'anima umana ». Apparso nel 2021, "Non dico addio" è l'ottavo romanzo di Han Kang, scrittrice sudcoreana nata nel 1970 e divenuta famosa dopo aver ottenuto nel 2016 il Man Booker International Prize per "La vegetariana" (Adelphi, 2016). Nel 2024 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura. Di lei Adelphi ha pubblicato anche "Atti umani" (2017), "Convalescenza" (2019) e "L'ora di greco" (2023).
Sono trascorsi quarant'anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l'ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell'aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo dal fuoco amico. Ma non c'è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l'immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte. Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato. Come Galeazzo Ciano, ossessionato dall'idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l'assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma. Come una generazione intera di soldati tra cui l'alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein; e una generazione intera di gerarchi tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce. E infine c'è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo. A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell'Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell'eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent'anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un'intera nazione, solo all'incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.
Un missionario e un eremita si incontrano nel deserto, e nella natura iniziano un dialogo sul loro destino; il giovane Mogo, arrogante e presuntuoso, viene punito dal destino per la sua voracità; un bambino generoso scopre, in un paesino sperduto di montagna, la ricompensa per il suo animo prodigo; un villaggio che non vede la pioggia da tempo è animato dalla speranza di un miracolo; una Cenerentola cinese coltiva un fiore meraviglioso, degno di un principe; una falena si innamora perdutamente di una stella che brilla nel cielo e, nel tentativo di raggiungerla, incontra la bellezza del mondo. Queste e altre avventure nascono nell'immaginario letterario di Paulo Coelho e arrivano a toccare il cuore di ciascuno di noi. Un libro di storie per riflettere e ritrovare se stessi, un regalo dall'alchimista della parola ai lettori di tutte le età.
Molte persone passano gran parte della vita in carcere senza aver commesso alcun crimine. Quello dell'ingiustizia è un tema centrale in tutte le opere di John Grisham, che in questo libro ha deciso di raccontare dieci casi sconvolgenti insieme a Jim McCloskey, da molti anni in prima linea per restituire la libertà agli innocenti. Si tratta di storie tragiche, talvolta assurde, che lasciano con l'amaro in bocca e un senso di profonda incredulità. Drammi umani che svelano aspetti crudeli e altrettanto coraggio. Coloro che finiscono in questa situazione si ritrovano in trappola e sacrificano decenni della loro vita e tutto ciò che hanno di più caro in prigione, rischiando la pena capitale mentre i veri colpevoli restano fuori. Da cosa nascono queste condanne ingiuste? Razzismo, negligenza, collusione, testimonianze false e corruzione tra le forze dell'ordine e nelle aule dei tribunali rendono difficilissima la scarcerazione di persone condannate all'ergastolo o a morte senza ragione, e spesso contro ogni evidenza e ogni logica. Documentato impeccabilmente e narrato in modo avvincente, "Incastrati" descrive l'ingiustizia subita dalle vittime del sistema giudiziario americano e le dure battaglie per ottenere la loro assoluzione e salvare le loro vite. Ne esce un interessante e inquietante spaccato dell'America profonda e la testimonianza che la libertà può vincere anche quando tutto sembra perduto.
"Tutti vogliono seguire un percorso chiaro, ben illuminato e senza sorprese, vogliono certezze e risposte sicure, e non sanno che è proprio questo modo di vedere le cose che crea le loro nevrosi. Tutti individuano quello che chiamano il loro 'problema' e si impegnano a 'risolverlo', e per riuscirci combattono magari per anni, se non per tutta la vita. Guardano e riguardano le loro ferite, ci rimuginano, cercano spiegazioni chiare e soluzioni definitive: non sanno che questo atteggiamento è la loro infelicità. Due anime vivono dentro di noi: quella superficiale che scorre con il tempo dell'orologio e quella che vive nell'eterno, come accade nei sogni, dove dietro gli occhi chiusi ci sono le immagini, il buio, la notte, il mistero, la magia." E proprio a partire da questo semplice gesto - chiudere gli occhi - Raffaele Morelli ci guida qui in un cammino tutto interiore, che grazie ad alcuni semplici esercizi ci porta a contatto con la presenza misteriosa che ci abita e rifugge i pensieri, le nostre convinzioni, le opinioni comuni. Solo affidandoci a questo sapere profondo che è in noi, e invitandolo a scendere in campo, potremo giungere alla guarigione. Basta, dunque, rimuginare sul passato, basta domandarsi il perché, basta chiedere consiglio agli altri: "Solo la mente silenziosa, anche se sperimentata per pochi istanti, produce veri e propri miracoli. Il Sé vive nascosto e silenzioso e, solo in questo stato, regala l'autoguarigione".
Mentre i tedeschi avanzano in Polonia nel 1939, Elisha Pomeranz, piccolo orologiaio ebreo con la passione della matematica e della musica, scappa nella foresta, lasciandosi dietro la bella e intelligente moglie Stefa. Stefa non vede il pericolo arrivare. E persino iscritta al circolo Goethe della cittadina, anzi ne è una delle star! Ma quando la situazione peggiora, prima si chiude in casa, poi finisce in un campo di concentramento e infine si ritrova in Russia, costretta ad accettare di diventare un'agente sovietica. Elisha, dopo aver peregrinato per i boschi europei, essere stato catturato e poi rilasciato, arriva prima in Grecia e poi in Israele, dove va a vivere in un piccolo kibbutz, e silenziosamente si rimette a riparare gli orologi, a cercare la musica nella matematica e la matematica nella musica, quasi incredulo di aver forse trovato un'oasi da cui non deve fuggire. Stefa ed Elisha sognano di rivedersi ma nel frattempo si avvicina un'altra guerra e tutto sembra di nuovo crollare.
La rubrica "Taccuino di un vecchio sporcaccione" debutta sulle riviste underground statunitensi nel maggio del 1967. Cronista di eccezione è Charles Bukowski, che in questa raccolta - estrapolata dalle sue migliori pagine -ci accompagna con la consueta lucidità dissacrante dai rivoluzionari anni sessanta ai disincantati anni ottanta. Gli scenari cambiano ma Bukowski rimane sempre fedele e leale a se stesso.
La quiete della notte tra il 16 e il 17 luglio 1937 viene turbata a Bellano da un grido di donna. Trattasi di Emerita Diachini in Panicarli, che urla «Al ladro! Al ladro!» perché ha visto un'ombra sospetta muoversi tra i muri di via Manzoni. E in effetti un balordo viene poi rocambolescamente acciuffato dalla guardia notturna Romeo Giudici. E Serafino Caiazzi, noto alle cronache del paese per altri piccoli reati finiti in niente soprattutto per le sue incapacità criminali. Chiaro che il ladro è lui, chi altri? Ma al maresciallo Maccadò servono prove, mica bastano le voci di contrada e la fama scalcinata del presunto reo. Ergo, scattano le indagini. Prima cosa, interrogare l'Emerita. Già, una parola, perché la donna spesso non risponde al suono del campanello di casa, mentre invece è molto attivo il suo cane, un bastardino ringhioso e aggressivo che si attacca ai polpacci di qualunque estraneo. E il Maccadò, dei cani, ha una fifa barbina. "A cantare fu il cane" ci offre una delle storie più riuscite di Andrea Vitali. I misteri e le tresche di paese, gli affanni dei carabinieri e le voci che si diffondono incontrollate e senza posa, come le onde del lago, inebriate e golose di ogni curiosità, come quella della principessa eritrea Omosupe, illusionista ed escapologa, principale attrazione del Circo Astra per le sue performance, ma soprattutto per il suo ombelico scandalosamente messo in mostra. E per la quale, così si dice, ha perso la testa un giovanotto scomparso da casa...
Inizi del X secolo. Le forze dei regni di Wessex e Mercia si sono unite per sconfiggere i danesi, ma i regni della Gran Bretagna continuano a essere minacciati dall'instabilità e dalle pressioni dei vichinghi. Quando Aethelred, signore di Mercia, muore senza lasciare eredi, il trono vacante è l'ideale per scatenare rivalità sopite. Mentre l'aristocrazia della Mercia discute della successione e i territori dell'ovest cercano di accampare pretese, nuovi nemici si avvicinano dalle frontiere del Nord. I sassoni avrebbero un disperato bisogno di una guida forte, invece continuano a lottare per un trono abbandonato, rischiando di minare l'unità e la forza che hanno faticosamente costruito. Uhtred di Bebbanburg, il più grande guerriero della Mercia, appoggia Aethel-flaed, la consorte di Aethelred, come legittima erede al trono, perché sa che anche lei crede nel sogno di un unico regno di Inghilterra. Ma i nobili accetteranno che sia una donna a prendere il potere, anche se è la vedova di Aethelred e la sorella del re di Wessex?
La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa, ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma, quando sua madre muore, la Principessa si ritrova "un buco al posto del cuore". Smarrita, prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a "non-fare qualcosa di importante". Grazie a lui, anche la Principessa scopre il valore del "non-fare". E del silenzio, dell'immaginazione, della noia: tutto quello da cui era sempre fuggita. Tanto che, dopo avere fatto amicizia con il Cavalier Niente, Qualcosa di Troppo gli si ribella e pur di non fermarsi e di non sentire l'insopportabile "nostalgia di Niente" che la perseguita vive tante, troppe avventure... Fino ad arrivare in un misterioso tempio color pistacchio e capire che "è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura". Chiara Gamberale si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e che cosa vogliamo. Grazie a un tono sognante e divertito, e al tocco surreale delle illustrazioni di Tuono Pettinato, "Qualcosa" ci aiuta così a difenderci dal Troppo. Ma, soprattutto, ci invita a fare pace col Niente.
Nella città di Ulthar, una curiosa legge vieta l'uccisione dei gatti. Perché è stata promulgata e quale legame ha con la vicenda, drammatica e truce, di una coppia di crudeli agricoltori? La collezione dei preziosi adattamenti lovecraftiani del talento del manga Gou Tanabe prosegue con un nuovo, attesissimo volume unico, che raccoglie le versioni a fumetti de I gatti di Ulthar, Celephaïs e Gli altri dei, racconti appartenenti al celebrato "Ciclo dei Sogni" del maestro di Providence.
Hina e Ren sono due liceali che da bambini scoprirono di avere un potere straordinario: incrociando i mignoli, possono scambiarsi i corpi. Con il tempo i due amici si allontanano, finché un giorno Ren, ferito dal rifiuto dell'amico Makoto che non ricambia il suo amore omosessuale, decide di confessarsi con Hina. L'amica decide così di prestargli il proprio corpo e Ren, preso dall'impeto del momento, commette un grave errore.
Tomoko Hanno - per gli amici Panko, trent'anni - subisce inquietanti molestie dal suo capo e si cruccia perché non riesce a rifiutare gli inviti di un collega. Takahashi, che lavora nel negozio di biciclette del suo quartiere, le si avvicina troppo quando parla e spesso è un po' pressante, ma stranamente non le dispiace...
Aya Fumino, talentuosa illustratrice popolarissima sul web, approda al manga con questa intensa antologia di sei racconti brevi, tutti al femminile, fra amori instabili, tristezza e solitudine. Una liceale è ossessionata dal suo stalker che la idolatra. Tra due compagne di classe all'apparenza agli antipodi inizia un rapporto intrigante ma dall'esito incerto. Il desiderio disperato di far parte di una famiglia induce una ragazza a una scelta drammatica. Sei personaggi giovani, vulnerabili e insoddisfatti, alla ricerca di un qualche equilibrio con ogni mezzo necessario.
«Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire». Colette era una donna senza storia, almeno così crede la nipote fino a quando una telefonata della gendarmeria non la informa del suo decesso. Il fatto è che Colette, la sua unica zia (Tata, zietta in francese), giace sepolta al cimitero già da tre anni... Romanzo raffinato, in cui si intrecciano destini e trame palpitanti, con il quale Valérie Perrin, straordinaria narratrice delle nostre vite, firma il suo grande ritorno. Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c'è il suo nome sulla lapide... In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c'è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c'è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l'inizio di un'indagine a ritroso nel tempo. Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all'unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon. Sulla scia di "Cambiare l'acqua ai fiori" e "Tre", Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.
Quando vuoi giocare con i tuoi genitori al mattino, devi controllare che siano svegli. Se sono ancora sotto le coperte, puoi portar loro una bella tazza di caffè. E se sfortunatamente rovesci tutto il caffè e le scorte sono quasi finite? Occorre trovare un'altra soluzione... Con un po' di ingegno e pazienza, il piccolo Zeb riuscirà a preparare una deliziosa prima colazione per la mamma e il papà. Un'altra tenera storia con protagonista l'amatissimo cucciolo di Zeb e la scorta di baci. Età di lettura: da 2 anni.
Cosa succede a un papà quando il suo piccolo, di prima mattina, lo sveglia saltando felice sul letto? Succede che deve correre al parco alla velocità di un aeroplano, giocare a pallone, comperare la merenda, andare sullo scivolo e poi sull'altalena e, mentre tornano a casa, ascoltare i mille progetti per il giorno dopo del suo piccolo mentre lui lo tiene per mano e gli dice che è il papà più bravo del mondo. Ma finalmente, una volta a casa, lo aspetta una bella poltrona e una coperta morbida, giusto il tempo di rilassarsi, chiudere gli occhi e... Età di lettura: da 3 anni.
Nessuno vuole fare il pisolino! Tutti hanno una buona ragione per non sdraiarsi. Il coccodrillo dice che è per i bambini piccoli, la scimmia ribatte che è troppo occupato e la iena ride stupidamente! Come faranno a fare la nanna tutti questi animali della giungla? Un libro perfetto per convincere anche i bambini più insonni a riposarsi un po'. Età di lettura: da 3 anni.
La sveglia fa drin drin, il solletico della mamma fa ghiri ghiri, l'acqua che scorre fa splash, la macchina fa brum brum... Così inizia la mattina del piccolo coccodrillo il primo giorno di asilo. E quando il campanello fa dlin dlon e la maestra fa cucù, pian piano, l'ansia di separazione dalla mamma e dal papà diventa gioia di fare tante scoperte con i suoi nuovi amici. La giornata scorre serena, la pappa fa gnam gnam, la nanna fa zzz zzz e le bolle di sapone fanno puf, il tamburo fa ratataplan e il triangolo fa tling... È già ora di tornare a casa ed è arrivata la mamma: cosa dice il coccodrillo? Smack smack! Una storia deliziosa fatta di suoni onomatopeici e delicate illustrazioni per raccontare un giorno molto importante nella vita di un bambino. Età di lettura: da 3 anni.
Tantissime finestrelle a sorpresa! Un libro in cui in ogni apertura il bambino si divertirà ad aprire 2 finestrine, una sotto l'altra per una sorpresa doppia! Un effetto matriosca che stimolerà la sua manualità e le sue capacità cognitive: infatti mentre si diverte impara a mettere in relazione le cose della sua quotidianità. Età di lettura: da 3 anni.
Un'andata e un ritorno da una terra struggente e difficile. Il resoconto dettagliato di un'epica e travagliata esperienza on the road. Il team Swaput, a bordo di Mafalda, percorre a ritroso gli itinerari di un rally benefico per unire solidarietà ad avventura. Una rincorsa lunga diecimila chilometri alla scoperta delle terre africane, tra immense distese sabbiose, diversità e ingombrante umanità. Trenta giorni e 10.000 km a bordo di una vecchia Fiat Panda, attraversando Sud Africa, Mozambico, Malawi, Botswana, Zambia e Namibia per distribuire scarpe ai bambini del Malawi. I proventi di questo libro saranno devoluti all'associazione Solidali per il Malawi, per la realizzazione del Madalitso Nutrition Center a Monkey Bay.
"Un erudito cinese forse mai esistito giunge in Europa ai primi del Novecento e traduce in francese centosettantuno poesie della sua terra, un orientalista parigino le pubblica in un piccolo volume dal grande successo dopo averne, forse, inventato alcune, un aero-pittore futurista apprezzato da Carrà le versa in italiano a metà del secolo senza divulgare la sua traduzione e le lascia, partendo per il Brasile, a un generale dell'Esercito suo amico: forse c'è un giallo, comunque le poesie scelte da quella traduzione sono splendide".
"Negro. Lettera ad una madre" è la storia di un viaggio. Un suggestivo resoconto sotto forma epistolare. La descrizione disincantata di un'Europa irriconoscibile, decadente. Quella stessa Europa che, agli occhi del narratore-mittente, non ha soltanto perso lo sfavillio che da sempre attrae chi abita lontano, ma, peggio ancora, sta rinunciando alla propria identità culturale e ai propri valori. "Negro. Lettera ad una madre" è anche un viaggio in una storia, quella appunto, del narratore. È un pellegrinaggio. Non solo un viaggio fisico e geografico, ma anche un percorso iniziatico, che comincia dal candore infantile e termina con le disillusioni e i desideri di ritorno.
Questo volume sulla vita di Antonio Orsini è un’interessantissima miniera di conoscenze, informazioni e commenti sulla figura di un grande scienziato [...]. La scienza e la storia sono fatte da alcune persone che sono figlie del loro tempo e ne rappresentano i caratteri fondamentali ma che contribuiscono attivamente con originalità e impegno all’innovazione scientifica e civile del territorio in cui vivono. In questo senso i Botanici, per il loro lavoro sul territorio e le indicazioni che deducono dalle specie vegetali, contribuiscono in modo importante ad approfondire la conoscenza delle relazioni tra uomo e natura e anche, come nel caso di Orsini, a indirizzare la ricerca sulla conservazione e gestione del territorio”. Dalla Prefazione al volume di Consolata Siniscalco (Presidente della Società Botanica Italiana)
Così era finita Gerda Taro, per non aver voluto abbandonare il fronte quando non c'era più nessuna speranza, ed era rimasta ferita a morte come tanti altri, in una strada polverosa; lasciò nelle sue foto testimonianza dell'enorme delitto che era stata la guerra. Aveva dedicato la sua splendida vita a un degno compito, a una giusta causa persa.» Questo libro racconta la vita di questa ragazza ribelle, l'amore con Robert Capa, l'avventura di fotografare e la gioia di vivere nella Parigi degli anni Trenta. Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno, avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.
A volte fidarsi di qualcuno è la cosa più spaventosa che ci sia. Ma sapete che vi dico? Fa molta meno paura che stare da soli. Coyote Sunrise ha 12 anni e da cinque vive su Yager, un vecchio scuolabus convertito in una "casa su ruote". Insieme a Rodeo (guai a chiamarlo papà) e ad alcuni stravaganti personaggi a cui offrono passaggi e ospitalità, Coyote percorre gli Stati Uniti in lungo e in largo senza mai fermarsi. Quello che fa con Rodeo, però, non è davvero viaggiare, ma fuggire dal passato e dai ricordi che hanno segnato la loro famiglia. Un giorno riceve la notizia che il parco giochi della città in cui è cresciuta sta per essere abbattuto. Quel luogo custodisce memorie speciali ed è troppo importante per Coyote, che vuole assolutamente impedire che lo radano al suolo. Ma è un'impresa disperata! Rodeo non accetterà mai di tornare laggiù, e come se non bastasse il tempo stringe: hanno solo quattro giorni per attraversare il paese da una costa all'altra. Con una scusa, Coyote dà così inizio a un'avventura piena di sole e di divertenti imprevisti, cambi di rotta, nuove amicizie e segreti urlati al vento dal tetto di Yager. Un viaggio davvero imprevedibile, grazie al quale Coyote e Rodeo scopriranno che il modo migliore per affrontare il passato è condividere, senza riserve, il presente. Età di lettura: da 12 anni.
Per Nico Di Angelo, figlio di Ade, segnato da troppi traumi e dolorose perdite, non esiste tregua. C'è solo un raggio di sole nella sua vita, letteralmente: il suo ragazzo, Will Solace, il figlio di Apollo. E ora perfino i suoi sogni sono tormentati: una voce invoca il suo aiuto dal Tartaro, e Nico crede di sapere chi sia... il titano Bob, un amico che si è sacrificato per chiudere le Porte della Morte e che Percy e Annabeth hanno dovuto lasciare indietro. Quando l'Oracolo predice l'impresa, Nico deve tornare nel più profondo degli Inferi, dove già una volta ha rischiato di perdere se stesso, con l'unico conforto di Will, che intende accompagnarlo, costi quel che costi. Ma può un figlio di Apollo, un essere di luce, sopravvivere in un luogo dove non esiste il sole? E il figlio di Ade, fatto di tenebra e dolore, può resistere al richiamo dell'oscurità? Nico dovrà combattere contro dei e demoni reali, ma soprattutto contro i suoi demoni interiori, in un viaggio che potrebbe condannarlo alle tenebre per sempre e costargli ciò che ha di più caro... Non può esserci luce senza oscurità, né oscurità senza luce. Età di lettura: da 12 anni.
Crimson City è un posto dimenticato da tutti, anche da chi ci abita. Lo sa benissimo Roy, che era soltant oun bambino quando è smontato dal treno tutto solo ed è stato adottato dal capostazione, e sente che il suo destino è da qualche altra parte. A Crimson City sono passati tre stranieri in un anno, e nessuno è mai arrivato da sud, la pista più arida e calda. Eppure è da lì che arriva un pistolero a cavallo, trascinando una cassa da morto. Con una ragazza viva dentro. Una ragazza molto bella, secondo Roy, il primo ad accoglierli in paese. Ma i due stranieri riservano ben altre sorprese: si presentano come uno sceriffo federale e la sorella mezzosangue indiana. Vogliono sapere tutto degli abitanti, e anche dei cercatori d'oro di Vulture Peak. Vogliono sapere troppo. Secondo lo sceriffo Brown quei due portano guai, e Roy non vede l'ora di farsi mettere nei guai... ma non sa ancora quali. Sa solo che quella ragazza, Piper, nasconde molti segreti dietro i suoi occhi scurissimi e selvaggi. E alla sua fidanzata Mary non piace affatto il modo in cui quegli occhi guardano Roy... Armi nascoste dalla notte, segreti sepolti nella polvere, duelli annunciati al sole: l'avventura corre scatenata sui binari del treno che passa da Crimson City. Da due grandi penne della letteratura per ragazzi, un romanzo da leggere fino all'ultimo... colpo. Età di lettura: da 12 anni.
Cosa ci fanno cinque faine scatenate che gettano scompiglio in una strada di solito tranquillissima? Ovvio! Stanno salvando il mondo (o meglio, il quartiere) da un terribile complotto ordito da gentaglia senza scrupoli che vorrebbe rubare alcune inestimabili ricette di alto valore culinario. Tra veri e propri eroi innamorati, segreti che valgono milioni, cattivi spregiudicati, ricette in rima e persino dita tagliate, una folle, divertentissima avventura che è anche una storia di amicizia, lealtà e... cucina! In fondo al libro troverai anche le deliziose ricette della signorina Patrizia (faina) e della signorina Elisa (non-faina). Età di lettura: da 7 anni.
"Le gare non sono mai state una passeggiata per me, ma quella lotta all'ultimo respiro io la cercavo. Se capivo di dover entrare in acqua e combattere alla morte, l'adrenalina mi scorreva ed ero felice. La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararsi all'assalto, come il lupo che prima di andare a caccia per affrontare la lotta digiuna, dimagrisce. La fame o l'inappetenza non erano solo forme nervose, ma manifestazioni di un atavico istinto al combattimento. All'inizio, quando ero solo una ragazzina, mi sentivo un vuoto dentro che riempivo con le vittorie, ma dopo un po' non era più quello. Da un certo punto in poi l'ho fatto solo per me stessa. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie. Le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l'unica a sapere che sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Io ero il lupo. Cosa ne sapevano gli altri, chi aveva vissuto anche solo la metà di quello che avevo vissuto io? Questo fa di me una stronza?"
Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontare la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.
«LA PAURA FINISCE DOVE COMINCIA LA VERITA». MARIA CRISTINA PALMA HA UNA VITA ALL'APPARENZA PERFETTA, E BELLA, RICCA, FAMOSA, IL MONDO GIRA INTORNO A LEI. POI, UN GIORNO, RICEVE SUL CELLULARE UN VIDEO CHE CAMBIA TUTTO. NEL SUO PASSATO C'E UN SEGRETO CON CUI NON HA FATTO I CONTI. COME UN MODERNO ALIENISTA NICCOLO AMMANITI DISSEZIONA LA MENTE DI UNA DONNA, NE ESPLORA LE PAURE, LE OSSESSIONI, I DESIDERI INCONFESSABILI IN UN ROMANZO CHE UNISCE SPERICOLATA FANTASIA, REALISMO PSICOLOGICO, SENSO DEL TRAGICO E INCANTO DEL PARADOSSO. NICCOLO AMMANITI E RITORNATO PIU CATTIVO, DIVERTENTE E ROMANTICO CHE MAI.
"Non sapevo che i miei ragazzi avessero rischiato di farsi ammazzare nel caso Lapietà. Quando ho scoperto che c'era di mezzo Nonnino, ho capito una cosa: chi non conosce Nonnino non sa di cosa è capace l'essere umano." (Benjamin Malaussène). La tribù Malaussène è tornata.
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent'anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent'anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo - ma soprattutto senza che il paese lo voglia - la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni '30 fino agli anni '50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
Se cercate dell'avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe. Se cercate della letteratura, con questo romanzo ne farete una scorpacciata. I luoghi e i tempi: Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; su e giù per le ferrovie del Messico, tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso. I personaggi (non tutti): Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico (l'ordine viene dall'alto, molto dall'alto); Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle, imbevuta di letteratura, della quale Cesco si innamora all'istante e perdutamente; Steno, devotissimo fidanzato di Tilde, partigiano senz'armi; don Tiberio, prete di città confinato a Roccabianca a causa di certe sue insane passioni; Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Adolf il Führer e la sua consorte Eva, alle prese con l'abuso di anglicismi; Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo sodale fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica; le due Marie, entrambe di nome Maria; Bardolf Graf, impiegato amministrativo, ignaro motore immobile di tutta la storia; Ettore e Nicolao, informatissimi e misteriosi clienti fissi del night club segreto l'Aquila agonizzante, prossimi ai partigiani; Gustavo Adolfo Baz, autore del volume Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México; Edmondo Bo, frenatore poeta, o poeta frenatore, o frenatore e poeta, in ogni caso alcolista e oppiomane; l'orribile Obersturmbannführer Hugo Kraas, amante dell'arte italiana, discutibile golfista e spietato SS; Giustina Decorcipo, compagna d'orfanotrofio di Ettore e Nicolao, violentata e uccisa e gettata sul bordo della strada a sedici anni; Feliciano, bambino morto.
Bruno Manera e Federica Pesenti sembrano una coppia felice. Lui è un ricco cinquantenne, lei di anni ne ha trentacinque ed è l'erede di una dinastia di imprenditori della "valle", operoso distretto del Settentrione dove dominano i maggiorenti, l'élite dei capitani d'industria che ha costruito l'ordine del duro lavoro per tanti, del profitto per pochi e delle menzogne per tutti. Su insistenza di Federica, Bruno accetta di trasferirsi in paese, varcando la frontiera invisibile della provincia profonda. Ma quando Manera comincia a subire una serie di gravi atti intimidatori, la situazione precipita. Ad aiutarlo c'è solo Manlio Giavazzi, un vigilante dalla vita sfortunata, convinto che certe faccende vadano risolte tra paesani. Poi il caso gioca un tiro mancino e in una girandola di fulminanti colpi di scena scivoliamo nelle pieghe di un mondo marcio - il nostro - in cui l'amicizia è il vincolo di un'associazione a delinquere, l'amore una speculazione, il matrimonio un campo di battaglia, la solidarietà tra conterranei un patto d'omertà e la famiglia una connection criminale. Massimo Carlotto strappa la maschera a personaggi avvelenati dagli inganni delle loro doppie vite, perché l'avversario è chi ti dorme accanto e il nemico è colui di cui ti fidi. Nel segno della fatalità sovverte la logica del poliziesco, mostrando senza reticenze la ferocia inconfessabile della brava gente e inchiodandoci all'enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero.
Braccato dalle autorità da più di trent'anni. Evaso di prigione due volte in elicottero. Autore di innumerevoli rapine e di celebri sequestri. Ha dato milioni ai poveri e agli orfani. Non ha mai ucciso nessuno. Questa è la storia, narrata in prima persona, di come l'uomo più ricercato della Grecia sia diventato un eroe popolare nel proprio Paese. Vassilis Paleokostas non è interessato a conquistare il favore dei lettori. Al contrario, rivendica il proprio ruolo e non trascura nessuna delle circostanze che hanno portato un ragazzo cresciuto nell'estrema povertà delle montagne della Tessaglia a condurre una vita da fuorilegge. L'amore per la libertà sopra ogni cosa è il filo conduttore della vita di quest'uomo dalla personalità poliedrica e dal temperamento sorprendentemente riflessivo.
Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano. Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, alle scuole che le loro figlie, Abir e Smadar, frequentano, ai checkpoint. Sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Come l'Apeirogon del titolo, un poligono dal numero infinito di lati, infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un'unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia irrimediabilmente quando Abir, di dieci anni, è uccisa da un proiettile di gomma e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida. Quando Bassam e Rami vengono a conoscenza delle rispettive tragedie, si riconoscono, diventano amici per la pelle e decidono di usare il loro comune dolore come arma per la pace. Nella sua opera più ambiziosa, Colum McCann crea Apeirogon con gli ingredienti del saggio e del romanzo, e ci dona un racconto nello stesso momento struggente e carico di speranza.
Tutto soggiace alla falce del Tempo, che ruba le cose care all'uomo. Solo nella poesia si può crearle di nuovo. All'alba del XXI secolo, dopo un sonno pluricentenario, viene ritrovato e battuto all'asta a Vienna il dramma perduto di Shakespeare: una trilogia teatrale su Dante Alighieri. Si scopre così che, per riuscire nell'impresa impossibile di raccontare il Sommo Poeta e la sua Divina Commedia, ci voleva il Sommo Drammaturgo: il genio di Stratford ha narrato l'intera vita di Dante intrecciandola con la trama del suo capolavoro, con le immagini sconvolgenti di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Vedremo in scena l'infanzia e la giovinezza del Poeta, la morte della madre, l'incontro con Beatrice, i rovesci famigliari e politici, le tentazioni del sesso, la scoperta dell'amicizia con Guido Cavalcanti e della filosofia con i compagni di studi dell'Ateneo bolognese. Sulle assi del palcoscenico si susseguiranno avventure e disavventure, tradimenti, lotte, e soprattutto incubi e visioni: perché Dante, marchiato da un male oscuro, deve lottare con stati di alterazione e allucinazioni, chiave narrativa della Commedia, le cui scene balenano come una trama occulta nel corso travagliato della sua vita. Uno spettacolo vertiginoso, che strappa alle tenebre del passato dettagli e personaggi misconosciuti eppure decisivi e regala svolte inaspettate, in cui la vivida ricostruzione storica si fa intreccio appassionante, mescolando con successo stili e suggestioni tra il Trecento, l'epoca elisabettiana e i giorni nostri. Un'opera che riesce nell'impresa di restituirci Dante Alighieri in tutta la sua umanità, controcorrente.
«Ebbene, sì. Confesso. Sì, scrivo roba in versi. Mi dichiaro rifugiato poetico.». Gigi Proietti è stato il più grande attore, regista, scrittore e interprete di un universo umano che attingeva spesso a Roma, a cui ha dato voce nella sua anima più nobile e più popolare insieme. «Il romano ha regalato alla lingua italiana espressioni, parole, significati per i quali dovrebbero ringraziarci. Per capirci, se invece di dire: "Sono stato particolarmente sfortunato in quella circostanza", uno dice: "M'ha detto pedalino". Oppure "M'ha detto zella", se fa' prima.» La sua romanità si riversava soprattutto nella scrittura dei sonetti: alcuni sono diventati un appuntamento fisso anche per i lettori del «Messaggero» o del «Fatto quotidiano», moltissimi altri sono stati recitati in eventi pubblici o sono rimasti nei quaderni che portava con sé sul set o in camerino e su cui si divertiva a costruire versi pungenti per resistere al quotidiano sfascio culturale e politico. Per la prima volta sono raccolti in questo libro tutti i suoi sonetti insieme ad alcuni racconti a cui stava lavorando con gran divertimento, come le avventure di Er Ciofeca che si ritrova suo malgrado al centro di un intreccio di cronache romane agre, tra dialoghi stralunati nel suo bar o in coda dal barbieretto. Ci sono poi i disegni con cui Gigi Proietti si divertiva a fissare in pochi tratti tic, manie e piccole ossessioni del mondo intorno. Una passione che condivideva soprattutto con la figlia Susanna, a cui aveva chiesto di dare un volto ai personaggi di "'Ndò cojo cojo". Il risultato è un libro unico, puntellato da storie e sonetti fuori da ogni regola, capaci di far ridere e di commuovere, e che dimostrano ancora una volta il talento di un narratore e di un sonettaro satirico.
«Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire». Colette era una donna senza storia, almeno così crede la nipote fino a quando una telefonata della gendarmeria non la informa del suo decesso. Il fatto è che Colette, la sua unica zia (Tata, zietta in francese), giace sepolta al cimitero già da tre anni... Romanzo raffinato, in cui si intrecciano destini e trame palpitanti, con il quale Valérie Perrin, straordinaria narratrice delle nostre vite, firma il suo grande ritorno. Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c'è il suo nome sulla lapide... In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c'è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c'è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l'inizio di un'indagine a ritroso nel tempo. Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all'unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon. Sulla scia di "Cambiare l'acqua ai fiori" e "Tre", Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.
Dalla scrittrice che ha creato il personaggio dell'ispettrice Petra Delicado, sei racconti di intensa dose di mistero e intreccio. Il primo racconto si apre sul cadavere di un'anziana prostituta che sembra una mascherata, «buttato lì come una vecchia bambola rotta; era perfino difficile provare pietà; tutto era così grottesco». È così che inizia anche negli altri racconti: un cadavere indefinibile, che adombra l'enigma di una realtà irreale, inverosimile, su cui si focalizza subito la procedura dell'indagine; decifrato il cadavere, poi a poco a poco si aprono squarci su ambienti al contrario apparentemente normali, famiglie ben messe, individui irreprensibili, vite tranquille. Racconta in prima persona Petra Delicado della polizia di Barcellona. E il modo in cui Petra parla e riferisce il suo procedere di poliziotta disegna, senza esplicite descrizioni, il personaggio: dall'antipatia che non nasconde per ogni cliché formale e beneducato, affiora il suo passato femminista e la gioventù radicale; dagli scambi fuori dai convenevoli con il suo vice Fermín Garzón, che punteggiano il loro ménage professionale, emerge il suo graffiante umorismo; dai silenzi al cospetto delle vittime, o di fronte ai motivi umani e disumani dei colpevoli fino a un minuto prima insospettabili, s'intuisce che è una donna sinceramente compassionevole, anche se l'instancabile tenacia nel tirare dritto la arruola da investigatrice donna nella scuola dei duri. La sua spalla Fermín, un alter ego, un Sancho Panza, un Watson, rappresenta l'immagine contraria di lei: il suo bofonchiare e obiettare, questa mano di commedia latina distesa su un poliziesco da giungla d'asfalto, nasce anche dal sospetto segreto, che certe volte sembra nutrire Fermín, che il proprio capo sia forse appena appena una poco di buono. Le indagini di Una poco di buono sono tutte già comparse, sparse in precedenti antologie pubblicate da Sellerio. Concentrarle assieme dà la compiuta idea della profonda impronta letteraria di Alicia Giménez-Bartlett, una scrittrice capace di costruire con la materia delle strade di città misteri opachi, per poi decostruirli facendo agire una galleria inesauribile di tipi presi dalla realtà.
In una Napoli semideserta all'indomani delle festività natalizie, Malù, archeologa con la passione per i gialli, ha un bel problema da affrontare: il suo dottorato di ricerca è finito e l'università non ha più fondi. In pratica, è disoccupata e senza un soldo. Per fortuna con l'aiuto dei suoi coinquilini trova un lavoretto in una libreria dell'usato, la Second Chance. E di quel posto si innamora all'istante: ogni libro sugli scaffali contiene tracce delle vite di chi l'ha letto, regalato, di chi fra quelle pagine si è perso, ha pianto, amato, sorriso. E alcuni di quei volumi ne hanno avute tante, di vite, prima di arrivare lì: tre, cinque, qualcuno persino sette. Come i gatti, sorride Malù pensando a quanto quel luogo pieno di odori e nascondigli piacerebbe al suo Mycroft. Un giorno le capita fra le mani una copia della Donna in bianco, capolavoro di Wilkie Collins. E sfogliandolo si accorge che alcune pagine sono intrise di sangue. Sangue fresco. Il suo istinto le dice che nel posto da cui proviene il libro è successo qualcosa di molto brutto. Ora sta a lei e alla compagnia dei suoi "Irregolari" - gatto Mycroft compreso - scoprire da dove viene il volume insanguinato, com'è arrivato fin lì e chi è la vittima. È l'inizio di una nuova, rocambolesca caccia al colpevole per gli irresistibili coinquilini di via Atri 36.
Franco Bordelli è in pensione da poco più di un mese. Non ha appuntamenti, non ha impegni, non ci sono ladri o assassini da catturare. Il suo lavoro gli manca molto: risolvere un caso intricato, frugare tra le pieghe dell'animo umano, mettere insieme intuizioni e riflessioni per rendere giustizia a chi ha subito un'ingiustizia. Non riesce a rinunciare alla sua passione. Può fare affidamento solo sul giovane vice commissario Piras, suo braccio destro quando era in servizio, che lo coinvolge nelle indagini a rischio di essere scoperto... ma se lo trasferissero? Bordelli non ci si vede proprio a fare l'investigatore privato, a occuparsi di beghe inutili e noiose. Nella sua carriera ha visto stupri, torture e soprusi di ogni tipo su ogni tipo di persona. Naturalmente odia tutto questo, e ha sempre cercato di combatterlo. È il primo ad augurarsi un mondo senza malvagità. Ma dal momento che non è possibile, ogni giorno aspetta con impazienza che il telefono squilli e che Piras gli dica che serve il suo aiuto. In fondo, com'è possibile non fare più lo sbirro? I pittori, i musicisti, gli scrittori vanno forse in pensione? Non si può smettere di fare quello che dà un senso alla propria vita... Arriverà un caso importante al quale potrà dedicarsi?
"Mi chiamo Atena Ferraris e mi sa che non sono come gli altri, inutile girarci intorno. Mia madre mi ha sempre detto che siamo tutti diversi, e quindi è come se fossimo tutti uguali. Non ne sono convinta, ma mi fido di lei. Ho trent'anni, vesto fuori moda e odio le sorprese. E ho ben ventisette sveglie ogni giorno per ricordarmi di lavorare, di mangiare, di andare a letto, di smettere di pensare. Soprattutto faccio troppe domande, dicono. Perché per me è essenziale che ogni cosa abbia una spiegazione. Per questo dirigo una rivista online di enigmistica dove ogni gioco, rebus o anagramma ha una soluzione univoca. Mi fa sentire al sicuro. So che siamo in pochi a ragionare così. Ora, però, è successo qualcosa che ha scombinato le carte. Tutta colpa del mio fratello gemello. Febo è uno scrittore in crisi e, per ritrovare l'ispirazione, si caccia nei guai più assurdi. Al momento, per esempio, si è iscritto a una scuola di magia. Sembrerebbe una cosa innocua, se non fosse che, fra giochi di prestigio e illusioni, è inciampato in un mistero vero, di quelli che scottano. Mi ha supplicata di aiutarlo, dice che ha bisogno della mia capacità di vedere particolari che gli altri non notano. E così eccomi costretta a uscire di casa, a conoscere persone nuove e ad avere conversazioni normali. Ma forse è quello che ci vuole: forse è arrivato il momento di mettersi in discussione e capire se mia madre ha detto la verità sul mio modo di essere. A volte bisogna uscire dal guscio per capire chi si è davvero". Dopo averci fatto sognare con le avventure di Vani Sarca e Anita Bo, Alice Basso torna dai suoi lettori con una nuova protagonista: diversa, ma che assomiglia un po' a ognuno di noi. Perché siamo pieni di fragilità, ma anche di una forza che non sappiamo di avere. E Atena è qui per dimostrarcelo.
Maddalena, la maggiore, è timida, sobria, riservata. Nina, di poco minore, è bella e capricciosa, magnetica, difficile, prigioniera del proprio egocentrismo. Le due sorelle, legate dal filo di un'intima indistinzione, hanno costruito la loro infanzia e adolescenza intorno a un grande vuoto, un'assenza difficile da accettare. Ancora adesso, molti anni dopo, cercano di colmarla con corse, lunghe camminate, cascate di parole e messaggi WhatsApp che, da Parigi a New York, le riportano sempre a Roma, in una casa con terrazzo affacciata su Villa Pamphili, dove la loro strana vita, simbiotica e selvatica, ha preso forma. È proprio a Roma che Maddi, da sempre chiusa nel suo carapace, decide di tornare, fuggendo dai ruoli che la sorella, prima, e la famiglia poi, le hanno imposto. Finalmente sola con sé stessa e con i suoi ricordi, lascia cadere le difese e, rivivendo i luoghi del passato, inverte le parti e si apre alle sorprese che riserva la vita. Padri e madri, amicizie e passioni, alberi e fiumi fanno da cornice a una storia d'amore e di abbandono che, come ogni storia viva, offre solo domande senza risposta. E misura con il metro felice della letteratura la distanza che intercorre tra la ferita originaria e la pace sempre e solo sfiorata della maturità.
"Tutta la verità. Ma obliqua. Intraducibile Emily Dickinson, se non con nuove figure, nuove immagini, una nuova storia. È quello che fa Elena Varvello con "Solo un ragazzo", che a sua volta è la risposta semplice e assoluta a una domanda che urge per tutto il libro: «Che cosa sei?» È ciò che chiedono i padri e che soffrono le madri di fronte all'enigma dell'adolescenza. Un'età che fugge e sfugge, un'età malvagia e innocente, che conserva e spreca: l'età della contaminazione. C'è un ragazzo, solo un ragazzo, al centro di questo libro, che rifiuta e rifiuta e basta. Commette infrazioni via via più importanti che travolgono senza possibilità di scampo chi gli sta intorno e tenta una vita accettabile, nella normalità: la madre, il padre, le sorelle fra loro così diverse, e i suoi possibili, incerti avatar. Il ragazzo è dappertutto e quindi in nessun luogo, è «un'ombra, un dubbio, una storia che passa di bocca in bocca». È una specie di ready-made della vita, una cosa comune, quasi banale, che però modifica con la sua sola presenza tutta la realtà che gli gira intorno. Costruisce un rifugio nel bosco con i rifiuti del mondo accettato, ruba, sì, ma cose da nulla, minaccia, e forse uccide, di certo ne muore. In lui la vita batte oltre il ritmo normale. In lui la vita comanda. Non ha bisogno di una logica di cause ed effetti. Appare e si dà. E noi lettori, come i personaggi di questa storia, siamo dei bricoleur dell'impossibile: ci arrabbiamo, ci impegniamo, amiamo, perdoniamo, piangiamo senza però troppo influire sulla forza di gravità esistenziale che ci muove e che muove tutto il libro di Elena Varvello. È una forza che ci attrae dentro ogni pagina, che ci fa diventare volta per volta tutti i personaggi, che ce li fa capire, che ce li fa raddoppiare dentro la nostra sensibilità. Per incantesimo". (Ernesto Franco)
Una situazione quanto mai tipica - un triangolo amoroso sullo sfondo di un'università della East Coast - nelle mani di Barth diventa un formidabile romanzo filosofico che alterna comicità e disperato nichilismo, satira e tragedia; al centro, uno dei più irresistibili antieroi della letteratura postmoderna: Jacob Horner, il giovane professore adultero che fa della paralisi esistenziale un paradossale sistema di vita. Prefazione di Simone Barillari.
Dopo la morte del marito, per Nives è un problema adattarsi alla solitudine e al silenzio di Poggio Corbello. Prendersi cura del podere senza scambiare una parola con anima viva la fa sentire come un fantasma. La notte è il momento più difficile. Poi ecco la soluzione: Giacomina. E la sua chioccia preferita, la vedova comincia a tenerla con sé. Tutte le angosce svaniscono d'incanto. Nives è sollevata, eppure non sa darsi una spiegazione: ha sostituito il marito con una bestiola? Arriva addirittura a pensare di essere felice... Una sera si verifica un incidente che mette a repentaglio la salute della gallina. Dopo vari tentativi di soccorrere l'animale, s'impone l'ultima soluzione: chiamare Loriano Bottai, il veterinario. Quella che segue è una telefonata lunga una vita. Con l'occasione di una piccola emergenza, lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. Finché risuonerà feroce una domanda: com'è scoprire di aver vissuto all'oscuro di sé?
Le novità della riforma Cartabia poco alla volta stanno trovando una loro sistemazione, grazie vuoi alla dottrina vuoi alla giurisprudenza della Cassazione, per merito anche del rinvio pregiudiziale - i dubbi sulla concreta utilizzazione del quale sono stati ben presto fugati. Fra non molto potremo verificare se l'ufficio del processo ha consentito di pronunciare più decisioni. Se così non fosse, allora dovremmo concludere che esso non serve. In questa nuova edizione si è tenuto conto del decreto legislativo correttivo, ufficialmente non ancora approvato ma il cui contenuto è oramai abbastanza certo.
Il libro si presenta come l'opera più aggiornata nell'affrontare con sistema tutti gli istituti del diritto civile: questo vuol dire che ogni istituto è spiegato, commentato, confrontato con istituti che ad esso si collegano o sono strumentalmente connessi. Nelle cinquanta edizioni la storia degli istituti è entrata in ogni pagina, per rimanerne o uscire, secondo il coerente effetto delle riforme: vuol dire che nel Manuale non sono pubblicate inutili sovrapposizioni tra istituti vivi e istituti superati. Questo spiega perché il Manuale non procede per salti, ma con una straordinaria continuità, con una leggerezza di linguaggio, che rende accattivante la lettura e facile la comprensione. Ogni aspetto interpretativo non chiaro è affrontato, per dare sempre allo studioso o all'utilizzatore una risposta precisa e organizzata. Esporre sistematicamente le nozioni vuol dire vuol dire anche permettere a chi studia di concettualizzare e tenere più facilmente a mente i contenuti. Ed è così che il Manuale, nato per l'Università, è divenuto strumento essenziale anche per chi vuole accedere alle prove per l'avvocatura, il notariato, la magistratura ed ai concorsi della Pubblica Amministrazione. Ma il Manuale è assolutamente utile anche per i professionisti, nel loro lavoro quotidiano ed è, anzi, strumento necessario per meglio valorizzare l'utilizzo delle banche dati esistenti. Infatti, la lettura delle pagine del Manuale prima di affrontare un complesso caso concreto, permette al professionista di aggiornarsi sull'inquadramento sistematico della fattispecie, comprendere quanto articolato sia il caso sottoposto al suo esame, quante implicazioni siano connesse ai fatti narrati. Questa preparazione preliminare permette di accedere alle banche dati, rimuovendo tutto ciò che non può rientrare nella soluzione ricercata, ma, soprattutto, permette di approfondire collegamenti che dalla mera consultazione delle banche dati non sarebbero intellegibili. Il Manuale è nato per gli studenti e sempre ha tenuto conto delle loro esigenze. Nella cinquantesima edizione, ancor più si è considerata la possibilità per gli studenti di un approccio sistematico e riassuntivo. Il Manuale contiene una sezione finale (155 pagine) destinate alle Sintesi di tutto il volume. Sono cioè organizzate delle schede che gli studenti normalmente predispongono durante e alla fine dello studio, per meglio apprendere e ricordare. Questa parte del lavoro è già programmata dall'Autore, cosicché gli studenti possono accedere allo studio, condotti da una guida semplificata e possono riassumere quanto vanno apprendendo secondo uno schema, che permetterà loro di collegare le nozioni contenute nella parte generale del Manuale. Con il duplice vantaggio, quindi, dall'un lato di una sintesi già predisposta, e, dall'altro, di avere a disposizione le pagine del Manuale, che bene spiegano lo sviluppo degli istituti. Scompare, così, per lo studente, la paura di non riuscire a comprendere i contenuti e il timore per la difficoltà a ricordare. È questo un pregio ulteriore del Manuale, che rende quest'opera unica nel mercato e assolutamente concorrenziale.
<DescrizioneBreve>Naturale complemento dei testi teorico-esplicativi di ragioneria generale, il volume rappresenta un fondamentale strumento di ausilio nell'apprendimento graduale della disciplina fino ai suoi contenuti avanzati ma, al tempo stesso, grazie alla sua strutturazione secondo livelli di difficoltà crescente, può essere impiegato anche nei soli corsi di base. Esso è pertanto destinato agli studenti di economia aziendale, di ragioneria generale e di ragioneria applicata ma, più in generale, anche a coloro che intendono ravviare le proprie competenze sulle metodologie e le determinazioni quantitative d'azienda. Il volume, quale naturale complemento dei testi teorico-esplicativi di ragioneria generale, rappresenta un fondamentale strumento di ausilio nell'apprendimento graduale della disciplina fino ai suoi contenuti avanzati ma, al tempo stesso, grazie alla sua strutturazione secondo livelli di difficoltà crescente, può essere impiegato anche nei soli corsi di base. Esso è pertanto destinato agli studenti di economia aziendale, di ragioneria generale e di ragioneria applicata ma, più in generale, anche a coloro che intendono ravviare le proprie competenze sulle metodologie e le determinazioni quantitative d'azienda. La varietà e la progressiva difficoltà con le quali i vari temi sono proposti, rendono infatti il testo particolarmente duttile e consentono di rispondere a diverse esigenze. Sono proposte, svolte e dove necessario commentate, domande a risposta multipla, scritture contabili relative a specifici accadimenti, esercizi completi di apertura, rilevazione, assestamento e chiusura. Sin dalle applicazioni più semplici, non si perde mai di vista la logica del ciclo di bilancio, cosicché l'utilizzatore può scegliere a quale livello di approfondimento affrontare la materia e dove fermarsi. Non mancano numerosi temi di ripasso e test logico-concettuali da utilizzarsi in sede di autovalutazione della preparazione.
Dalla "Simmetria dei desideri" fino a "Tre piani", Eshkol Nevo ha narrato delle infinite forme del desiderio. Forme che, di volta in volta gioiose o perturbanti, torbide o pure, alimentano o infrangono le magnifiche storie d'amore, familiari e d'amicizia da lui raccontate. Il desiderio, nella sua inaccessibile oscurità, è insomma ciò che fa sì che la narrativa di Nevo assolva il compito proprio della scrittura capace di avvincere il lettore: "parlare", come indica Sebald, "in maniera chiara di cose oscure". Le storie contenute in "Legami" non soltanto non fanno eccezione a questo compito, ma costituiscono una delle sue più riuscite conferme. Si tratti delle vicende narrate in "Ogni cosa è fragile", in cui l'amicizia è chiamata a lenire la malattia, e la passione a rivendicare i suoi diritti; del legame tra un padre e un figlio capace, in "Hungry Heart", di allontanare il primo dalla sua patologica volubilità; di un'occasione d'amore perduta che, in "Forty-love", il destino appronta di nuovo; di una proposta di matrimonio che, in "Non ti piacerà", appare indecente per le convenzioni e i costumi stabiliti, il desiderio, ospite ingrato o, al contrario, atteso, travolge certezze, confini, irrompe nella commedia degli equivoci in cui si svolge la vita, richiede decisioni che chiamano alla sfida. Se all'esistenza umana è data sempre la facoltà di un nuovo inizio, nulla più della forza liberatoria del desiderio - sembra dire Nevo nelle storie narrate in questo libro - rappresenta la possibilità di ricominciare daccapo, e di abbattere così i muri del pregiudizio e dell'esclusione.
Secondo volume della collana Storia di Ascoli
Noi figli e nostra madre cominciammo - ahinoi solo dal 1991 - a scrivere le sue frasi nel calendario della Carisap appeso in tinello. Avessimo cominciato prima oggi esisterebbe una enciclopedia del sor Emiddio. Al centro della trattazione nostro padre, un ascolano in parte atipico perché proveniente da una famiglia di origine abruzzese, eppure così intriso di cultura e tradizioni ascolane da poterne incarnare un paradigma vivente. Nel biennio successivo, ringalluzzito dall'uscita del primo libro a lui dedicato (quel Il sor Emiddio - venticinque anni di filosofia ascolana che ha decisamente incontrato i favori del pubblico a causa della sua irresistibile comicità ma anche dei numerosissimi accenni alla cultura ascolana) Middio ha continuato a profondere a piene mani la sua saggezza e la sua arguzia, motivo per il quale nasce questo secondo libro, che vuol essere il completamento di una sorta di "opera omnia" di Emidio Piccioni. Eggià, perché purtroppo il sor Emiddio ci ha lasciato nel novembre del 2018. E da allora dobbiamo fare a meno dei suoi commenti, le sue battute, il suo finto vittimismo, gli episodi comici che ci raccontava ogni giorno e che ce la facevano fare addosso per le risate. Ma ci ha lasciato in dote una tale ricchezza di vocabolario e una tale iniezione di cultura ascolana da poterne attingere per decenni.
Una piccola guida per avventurarsi nel dedalo di rue ascolane alla ricerca di edicole votive, tesori tutt'altro che nascosti, ma spesso ignorati. Con l'allegro aiuto di Cosimo, ragazzino di otto anni, l'autrice ha intrapreso un'entusiasmante caccia al tesoro con l'intento di aggiungere ad ogni tappa una perla in più da catalogare. L'invito per il lettore è di scovarne altre per ampliare così la conoscenza della sorprendente città di Ascoli.
Elenco di appellativi, a volte poco edificanti, ma mai del tutto malevoli, in dialetto ascolano, con l'aggiunta di qualche frase idiomatica e di alcuni modi di dire.
Catalogo del Concorso Internazionale d'Arte Contemporanea Premio Sparti 2024.
Un noto scrittore e viaggiatore ha deciso di lasciare Parigi. Saluta gli amici, la fidanzata, il lavoro e gli impegni. Per sei mesi andrà a vivere in totale isolamento nelle foreste della Siberia, in una capanna di pochi metri sulle sponde del lago più antico del mondo, a 120 chilometri di distanza dal primo villaggio abitato, senza vicini di casa né strade di accesso. Lo attende una solitudine differente da quella del navigatore o dell'alpinista che attraversano paesaggi e scenari: nei boschi ghiacciati l'uomo sta fermo e viaggia dentro se stesso, e la natura si gode lo spettacolo. Da febbraio a luglio Sylvain Tesson si impone un ritmo preciso. La mattina legge, scrive, fuma, disegna. Seguono cinque lunghe ore dedicate alle faccende domestiche: bisogna tagliare la legna, spalare la neve, preparare le lenze, riparare i danni dell'inverno. La vera sfida di questi sei mesi è scoprire se si riuscirà a resistere. L'ispettore forestale che lo accompagna fin lì è chiaro ed enigmatico allo stesso tempo: "Questo è un posto magnifico per suicidarsi...". La solitudine può anche rivelarsi fertile. Quando non si ha nessuno a cui esporre i propri pensieri la carta diviene preziosa confidente, e il taccuino compagno fedele. I giorni trascorrono mentre si scruta il lago e la foresta, si pesca per la cena o si beve un bicchiere di vodka dopo una passeggiata tra i monti. Una sedia di fronte alla finestra è un punto di osservazione ideale per cogliere il respiro del mondo, l'inverno, l'arrivo della primavera.
"È qualcosa che viene dal passato... Ma c'è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare". Milano, quasi centro, eppure periferia, "più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi", vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l'informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo. A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma "il morto non era uno che di solito muore così". E non sarà l'unica vittima. Per fronteggiare "il ritorno del terrorismo", il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d'indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella, due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all'immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall'affascinante vedova agli intrecci d'affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l'autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all'amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato. Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall'ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero.
A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è - molto semplicemente - lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemm o al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere.
A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo.
«Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire». Colette era una donna senza storia, almeno così crede la nipote fino a quando una telefonata della gendarmeria non la informa del suo decesso. Il fatto è che Colette, la sua unica zia (Tata, zietta in francese), giace sepolta al cimitero già da tre anni... Romanzo raffinato, in cui si intrecciano destini e trame palpitanti, con il quale Valérie Perrin, straordinaria narratrice delle nostre vite, firma il suo grande ritorno. Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c'è il suo nome sulla lapide... In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c'è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c'è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l'inizio di un'indagine a ritroso nel tempo. Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all'unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon. Sulla scia di "Cambiare l'acqua ai fiori" e "Tre", Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.
Diciassette anni lui, sedici lei. Si sono conosciuti in occasione di un concorso letterario aperto alle scuole della circoscrizione. Lui ha sfidato la timidezza e le ha lasciato il suo indirizzo, proponendole di scambiarsi delle lettere. Non sopportava l'idea di non vederla più. Vivono in città diverse e non hanno un posto per sé: ai loro sporadici incontri fa da sfondo il paesaggio urbano - i giardinetti, l'orto botanico, la stazione -, passeggiano in riva al mare o lungo il fiume, sospinti dalla promessa del futuro. È l'incanto del primo amore. Durante le interminabili chiacchierate, lei comincia a raccontargli di una città circondata da mura altissime, con un bel fiume, tre ponti di pietra, una torre di guardia, basse colline, un orologio senza lancette che sovrasta la piazza principale, unicorni dal mantello dorato, invisibili uccelli notturni. Qui le persone conducono un'esistenza frugale, ma senza privazioni. In realtà la vera lei è lì che vive, gli confida. Quella davanti a lui è soltanto un'immagine sbiadita, un'ombra, che ha preso il suo posto. Nella città dalle alte mura lei lavora in biblioteca: dalle cinque del pomeriggio fino alle dieci di sera aiuta il Lettore dei sogni. Sarà lui a ricoprire quel ruolo, gli dice, perché possiede i rari requisiti richiesti per la misteriosa funzione. Nei mesi in cui si frequentano, lui annota ogni dettaglio di quel luogo segreto che conoscono solo loro, e che vanno costruendo insieme. Poi, all'improvviso, la ragazza scompare. Per ritrovarla, lui dovrà spingersi oltre lo spazio e il tempo e sconfiggere le temibili barriere che li separano. Ma solo chi lo desidera con tutto il cuore può superare le alte mura ed entrare finalmente nella città. Mondi dalle sfumature oniriche, chimere intrise di malinconia, enigmatiche suggestioni che rapiscono e incantano: "La città e le sue mura incerte" è immerso nelle atmosfere ipnotiche e rarefatte che hanno reso celebre Murakami Haruki. Eppure si rivela anche un romanzo ben radicato nella realtà, una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, sul rimpianto di ciò che abbiamo perduto, sugli sconfinamenti della verità, sul senso della nostra esistenza.
Quando viene chiamato su una strada di montagna, al vicequestore Rocco Schiavone basta uno sguardo per capire di trovarsi di fronte a una rottura del decimo livello della sua personalissima classifica. Un ciclista, infatti, è stato vittima di un incidente. Il morto si chiama Paolo Sanna, un cinquantenne che da un po' di tempo abita in zona ma che apparentemente nessuno conosce. Dai primi accertamenti risultano subito delle stranezze. Sanna era abbiente se non addirittura ricco, ma senza occupazione, nel tempo aveva cambiato periodicamente residenze in tutto il Nord Italia, sporadiche e superficiali amicizie, qualche amore senza conseguenze, parenti lontani e poco frequentati: insomma, «una specie di ectoplasma ai margini della società». A complicare le cose, c'è il rebus del taccuino trovato nella sua abitazione, una lista di nomi, sigle e numeri indecifrabili. Il quadro è quello di un uomo in fuga. Ma una fuga lunga, senza fine, se non fosse stato per quell'urto in montagna. Per vederci chiaro bisogna indagare nel passato, andando il più a fondo possibile, un passato che fa sprofondare il vicequestore di Aosta negli anni di gioventù di un gruppetto affiatato. Rocco vorrebbe procedere come al solito, pesante come un pugno e sottile come uno stiletto, ma è di sottigliezza che ha soprattutto bisogno, anche perché si fa sempre più drammatico il timore per la scomparsa inspiegabile di una persona, una donna, a cui qualcosa di intenso lo lega.
Roma è nel pieno delle feste natalizie e al Parco dei Daini, nel territorio di competenza del commissariato di Villa Borghese, si è installato il colorato tendone di un circo. Invitato alla prima, il commissario Buonvino ha modo di conoscere i componenti della carovana e avverte tra loro strane tensioni sotterranee. La sera lo spettacolo inizia regolarmente e gli spettatori si lasciano catturare dalla inossidabile magia circense. Durante il numero dei trapezisti, però, la giovane figlia del direttore di scena, Manuelita, mentre effettua un'acrobazia particolarmente complessa e rischiosa cade sbattendo contro l'unica parte dura della rete di protezione. I soccorsi sono inutili, la ragazza è morta sul colpo. Tutto lascia credere che si sia trattato di un terribile incidente, una sciagurata fatalità. Ma Buonvino intuisce che qualcosa non torna e si mette a indagare scoprendo che, spente le luci della pista, tra i membri di quella che a un primo sguardo sembra una grande famiglia unita e solidale covano sentimenti di rancore, invidia, odio. E anche qualcosa di più.
Un atroce delitto porterà il delegato Beretta nel cuore delle tenebre, dove la verità è più oscura delle montagne che la circondano Sembra essere una giornata tranquilla a Lugano quando, in una lussuosa residenza di via Bossi, viene scoperto un cadavere quasi decapitato con una scure a fianco, una scena che sembra uscita direttamente dalle pagine tormentate di Dostoevskij. Il delegato Ezechiele Beretta, poliziotto che ben conosce Delitto e castigo, si trova di fronte a un caso che rispecchia il dramma di Raskol'nikov, ma questa volta il movente potrebbe essere una distorta giustizia personale. La vittima è un uomo avvolto nel mistero, arrivato da poco nello stabile, tant'è che l'interrogatorio degli inquilini offre poche informazioni e lascia il Beretta e il suo fedele appuntato Tranquillo Bernasconi con una manciata di indizi criptici. Le loro indagini li portano a percorrere la storica e pericolosa strada della Tremola, dove un incidente stradale forse nasconde più di quanto non sembri. Qui, tra le montagne del San Gottardo e il vicino Canton Nidvaldo, scoprono che la vittima aveva un ambizioso progetto da realizzare sul lungolago di Lugano e che potrebbe avergli procurato nemici letali. Ma quando il Beretta e il Bernasconi tentano di scavare nel passato della vittima, si scontrano contro un muro: l'uomo sembra non essere mai esistito. Con un intreccio che si infittisce come la nebbia sopra il lago e che sembra volerli bloccare in un vicolo cieco dopo l'altro, i due poliziotti si troveranno a dover dipanare una matassa di inganni, ambizioni e vendette inaspettati. E ogni passo verso la verità li immergerà sempre più in un passato mai davvero morto, dove la giustizia ha il sapore amaro della rivalsa.
Isako ha un piano audace, meticoloso: sbarazzarsi nel giro di tre anni dell'anziano marito, Nobuhiro, che con le sue invenzioni ha fatto la fortuna della S. Optics, e impadronirsi di tutto ciò che possiede. Certo, può contare sul fatto che Nobuhiro è fragile di cuore, ma deve prima estorcergli un testamento che escluda le due figlie che lui ha avuto da un precedente matrimonio. Sesso e denaro: nient'altro conta per Isako. Seducente com'è, del resto, non ha problemi a manipolare gli uomini: dal marito, che la ama con senile devozione, al giovane che si porta a letto, il fascinoso Kanji, all'ex amante Shiotsuki - nipote di un alto papavero del Partito conservatore -, di cui sfrutta le influenti relazioni. Per Isako, in fondo, non sono che strumenti, sacrificabili. Difatti, quando Kanji viene accusato di aver picchiato a morte la donna con la quale viveva, pur di non essere coinvolta non esita a chiedere all'avvocato difensore - che lei stessa ha ingaggiato con l'aiuto di Shiotsuki - di farlo condannare. Anche l'avvocato, Saeki, non saprà d'altro canto resisterle a lungo. C'è però un nemico invisibile che nessuno può sgominare, il solo in grado di sventare le più gelide macchinazioni: il caso, di cui il finale svelerà la sbalorditiva incarnazione. Ritratto memorabile di una dark lady dalla sconfinata cupidigia, "L'attesa" è come sempre anche il ritratto di una società - quella del Giappone dei primi anni Settanta - asservita al profitto e affetta da una temibile astenia etica.
Non esiste un'età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c'è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent'anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c'erano tutti. I pastori dell'Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c'erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c'è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c'è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un'occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.
Diciassette anni lui, sedici lei. Si sono conosciuti in occasione di un concorso letterario aperto alle scuole della circoscrizione. Lui ha sfidato la timidezza e le ha lasciato il suo indirizzo, proponendole di scambiarsi delle lettere. Non sopportava l'idea di non vederla più. Vivono in città diverse e non hanno un posto per sé: ai loro sporadici incontri fa da sfondo il paesaggio urbano - i giardinetti, l'orto botanico, la stazione -, passeggiano in riva al mare o lungo il fiume, sospinti dalla promessa del futuro. È l'incanto del primo amore. Durante le interminabili chiacchierate, lei comincia a raccontargli di una città circondata da mura altissime, con un bel fiume, tre ponti di pietra, una torre di guardia, basse colline, un orologio senza lancette che sovrasta la piazza principale, unicorni dal mantello dorato, invisibili uccelli notturni. Qui le persone conducono un'esistenza frugale, ma senza privazioni. In realtà la vera lei è lì che vive, gli confida. Quella davanti a lui è soltanto un'immagine sbiadita, un'ombra, che ha preso il suo posto. Nella città dalle alte mura lei lavora in biblioteca: dalle cinque del pomeriggio fino alle dieci di sera aiuta il Lettore dei sogni. Sarà lui a ricoprire quel ruolo, gli dice, perché possiede i rari requisiti richiesti per la misteriosa funzione. Nei mesi in cui si frequentano, lui annota ogni dettaglio di quel luogo segreto che conoscono solo loro, e che vanno costruendo insieme. Poi, all'improvviso, la ragazza scompare. Per ritrovarla, lui dovrà spingersi oltre lo spazio e il tempo e sconfiggere le temibili barriere che li separano. Ma solo chi lo desidera con tutto il cuore può superare le alte mura ed entrare finalmente nella città. Mondi dalle sfumature oniriche, chimere intrise di malinconia, enigmatiche suggestioni che rapiscono e incantano: "La città e le sue mura incerte" è immerso nelle atmosfere ipnotiche e rarefatte che hanno reso celebre Murakami Haruki. Eppure si rivela anche un romanzo ben radicato nella realtà, una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, sul rimpianto di ciò che abbiamo perduto, sugli sconfinamenti della verità, sul senso della nostra esistenza.
«Alcune esperienze sono estranee alla vita di tutti i giorni, "condannate per un certo tempo a errare nella notte" prima che la mente umana possa riconoscerle per ciò che sono o liquidarle come semplici fantasie». E sono proprio esperienze incomprensibili, quasi aliene, quelle al cuore del primo dei due romanzi scritti da William Sloane - due romanzi che, ignorando ogni rigida distinzione di genere, alla fantascienza intrecciano con sapienza orrore, giallo e commedia, e che Stephen King non ha esitato a definire «opere letterarie a tutto tondo». Qui la vicenda ha inizio una notte del 1936, quando Bark e Jerry, due giovani in visita alla loro ex università, trovano il professor LeNormand, luminare di astronomia, avvolto da un fuoco «mai visto», simile a «un parassita che lo possedeva e lo consumava, apparentemente dotato di vita propria». Ma come mai le fiamme che ne carbonizzano il corpo risparmiano tutto il resto, compresi i vestiti e le carte su cui stava lavorando? E chi è davvero Selena, l'intelligentissima, enigmatica moglie di LeNormand, comparsa dal nulla tre mesi prima, in apparenza senza passato e senza età, e destinata a sconvolgere la vita dei due giovani? Infine: quale inquietante rivelazione spinge poi Jerry al suicidio? Per scoprirlo dovremo attraversare con Bark una notte che ha i contorni di un incubo, ricostruire da capo una storia «tragicamente illogica e inspiegabile», e lasciare ogni certezza, perché forse la soluzione «sta in ciò che non sappiamo». Introduzione di Stephen King.
"Anche le donne sanno essere eroiche." Per la ventenne Frances "Frankie" McGrath, studentessa di infermieristica, questa frase è una rivelazione. Cresciuta nell'idilliaco mondo assolato della California del sud e protetta dai suoi genitori di idee conservatrici, si è sempre vantata di fare la cosa giusta, di essere una brava ragazza. Ma è il 1966, il mondo sta cambiando, e Frankie si ritrova all'improvviso a immaginare un futuro diverso, così, quando suo fratello parte per il Vietnam, lei decide di arruolarsi nel Corpo infermieristico dell'esercito. Inesperta come gli uomini mandati al fronte, Frankie è sopraffatta dal caos e dalla distruzione della guerra: ogni giorno è una scommessa tra la vita e la morte, tra la speranza e il tradimento. Sul campo incontra uomini fortunati, coraggiosi, spezzati e perduti con cui condivide esperienze e stati d'animo. Scoprirà il valore fondamentale dell'amicizia tra donne e il dolore che solo l'amore può causare. Ma la guerra è solo l'inizio per Frankie e i suoi amici veterani. La vera battaglia consiste nel tornare a casa e riprendere in mano la propria vita in un'America profondamente trasformata e divisa. "La stagione del coraggio" è la storia di una donna in guerra, che illumina tutte le donne il cui sacrificio è stato troppo spesso dimenticato. Un romanzo che parla di amicizie vere, di impegno e di amore per il proprio Paese, il racconto di una nazione e un ritratto intimo del diventare adulti in un'epoca pericolosa. Un romanzo memorabile in cui Frankie, con il suo idealismo e coraggio, definisce un'intera generazione.
Dipinto a Vienna nel 1910, il quadro di Gustav Klimt Ritratto di signora viene comprato da un anonimo collezionista nel 1916, rimaneggiato dal maestro un anno dopo e rubato nel 1997, per poi riapparire nel 2019 nel giardino di un museo italiano d'arte moderna. Nessun esperto d'arte, nessun conservatore di museo e nessun detective di polizia sa chi fosse la giovane donna raffigurata sulla tela ne quali misteri avvolgano la movimentata storia del suo ritratto. Dalle strade di Vienna del primo Novecento al Texas degli anni Ottanta, dalla Manhattan della Grande Depressione all'Italia contemporanea, Camille de Peretti immagina il destino della donna e dei suoi discendenti. Un affresco magistrale in cui si mischiano segreti di famiglia, clamorosi successi, amori contrastati, scomparse e drammi a fosche tinte.
Un noto scrittore e viaggiatore ha deciso di lasciare Parigi. Saluta gli amici, la fidanzata, il lavoro e gli impegni. Per sei mesi andrà a vivere in totale isolamento nelle foreste della Siberia, in una capanna di pochi metri sulle sponde del lago più antico del mondo, a 120 chilometri di distanza dal primo villaggio abitato, senza vicini di casa né strade di accesso. Lo attende una solitudine differente da quella del navigatore o dell'alpinista che attraversano paesaggi e scenari: nei boschi ghiacciati l'uomo sta fermo e viaggia dentro se stesso, e la natura si gode lo spettacolo. Da febbraio a luglio Sylvain Tesson si impone un ritmo preciso. La mattina legge, scrive, fuma, disegna. Seguono cinque lunghe ore dedicate alle faccende domestiche: bisogna tagliare la legna, spalare la neve, preparare le lenze, riparare i danni dell'inverno. La vera sfida di questi sei mesi è scoprire se si riuscirà a resistere. L'ispettore forestale che lo accompagna fin lì è chiaro ed enigmatico allo stesso tempo: "Questo è un posto magnifico per suicidarsi...". La solitudine può anche rivelarsi fertile. Quando non si ha nessuno a cui esporre i propri pensieri la carta diviene preziosa confidente, e il taccuino compagno fedele. I giorni trascorrono mentre si scruta il lago e la foresta, si pesca per la cena o si beve un bicchiere di vodka dopo una passeggiata tra i monti. Una sedia di fronte alla finestra è un punto di osservazione ideale per cogliere il respiro del mondo, l'inverno, l'arrivo della primavera.
"È qualcosa che viene dal passato... Ma c'è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare". Milano, quasi centro, eppure periferia, "più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi", vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l'informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo. A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma "il morto non era uno che di solito muore così". E non sarà l'unica vittima. Per fronteggiare "il ritorno del terrorismo", il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d'indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella, due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all'immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall'affascinante vedova agli intrecci d'affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l'autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all'amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato. Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall'ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero.
A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è - molto semplicemente - lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemm o al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere.
A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo.
L'Opera nasce dalla consapevolezza che la riparazione delle offese rappresenta una "funzione" costante nella storia dei sistemi penali, articolata, in alcuni fondamentali significati: riparare la legge, mettere la riparo la collettività, rieducare il colpevole e, infine, ristabilire dei legami. L'analisi ha preso in considerazione le esperienze e gli strumenti normativi sviluppati a livello mondiale negli ultimi cinquant'anni con particolare attenzione ai paesi europei e si è estesa all'illustrazione diacronica delle numerose fonti internazionali e unionali. Lo studio offre una panoramica completa della giustizia riparativa in Italia, dalla sua nascita all'introduzione della disciplina organica con il d.lgs. n. 150/2022. Il lavoro si è concentrato soprattutto sull'attenta lettura e interpretazione della nuova normativa, osservando le criticità del rapporto tra giurisdizione e programmi riparativi e suggerendo opportune modifiche, anche alla luce delle prime applicazioni. Sono stati illustrati tutti i passaggi necessari alla realizzazione degli organismi che daranno vita alla giustizia riparativa e, per concludere, sono stati discussi i profili di rilevanza costituzionale.
I Codici 2024 contengono nuovi rinvii normativi sistematici e indici analitico implementati. Sono altresì aggiornati, ad oggi, fino al decreto legge n. 89 del 29 giugno 2024. I Codici dal 2015 sempre ammessi al concorso di magistratura ordinario.
<DescrizioneBreve>
«Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire». Colette era una donna senza storia, almeno così crede la nipote fino a quando una telefonata della gendarmeria non la informa del suo decesso. Il fatto è che Colette, la sua unica zia (Tata, zietta in francese), giace sepolta al cimitero già da tre anni... Romanzo raffinato, in cui si intrecciano destini e trame palpitanti, con il quale Valérie Perrin, straordinaria narratrice delle nostre vite, firma il suo grande ritorno. Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c'è il suo nome sulla lapide... In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c'è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c'è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l'inizio di un'indagine a ritroso nel tempo. Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all'unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon. Sulla scia di "Cambiare l'acqua ai fiori" e "Tre", Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.